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A scuola scatta la rivolta per i doppi turni. Studenti, genitori e sindacati contro gli orari differenziati

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Valentina Conti
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La scuola torna in piazza. È di nuovo rivolta. E stavolta uniti a protestare ci sono studenti e genitori. Una sfida alle regole della ripartenza in presenza, che non cambiano. Dicono no all’unisono ragazzi e famiglie alle turnazioni orarie d’ingresso imposte, non funzionali alle esigenze di studio e al resto. Non ci stanno a una vita scadenzata «dove non è possibile più gestirsi». Dal Galilei al Liceo classico Benedetto da Norcia, ieri in strada si sono fatti sentire a dovere contro gli scaglionamenti. Minacciano il blocco della scuola, pretendendo una revisione di quanto stabilito. «Oltre il 70% delle scuole del Lazio è in fibrillazione su questo aspetto per le difficoltà ampliate nelle ultime settimane», dà il polso della situazione Saverio Pantuso, segretario regionale Lazio Uil Scuola. Dal Russell, nella Capitale, al Plauto fino al Vivona, allo scientifico Amaldi, arrivando agli istituti alberghieri e alle scuole di provincia. «Molti studenti vivono in aree periferiche mal servite e sono costretti ad uscire prima da casa. E allora che senso ha arrivare alle 8 a scuola quando l’ingresso è alle 9.40, con comunque la capienza dei mezzi pubblici non al 100%?», osserva il sindacalista.

 

«E poi - prosegue - la fascia dei 12 anni vaccinati nel Lazio raggiunge quota superiore il 95%. Serve solo buon senso». «Gli orari sono penalizzanti parecchio per le uscite - ricorda ancora Pantuso - ci sono alunni che tornano a casa alle 17.30 o giù di lì, è improponibile». Si sono rifiutati di entrare in classe ieri i ragazzi del Da Norcia, a Centocelle. Megafoni in pugno e striscioni per rivendicare le loro ragioni e i loro diritti, accanto a mamme e papà. «I maggiori problemi sono per il triennio che hanno più ore - affermano alcuni genitori - che hanno più ore e i cui allievi si ritrovano ad arrivare a casa in un orario non idoneo a studiare tutte le materie. Abbiamo fatto sacrifici, sia noi sia loro, già negli anni precedenti. La pandemia ha messo a dura prova tutti. Non si può più andare avanti così». Compiti e attività sportive ko e una quotidianità “piegata” ai ritmi di una scuola che non ingrana.

 

«Non ci sono soluzioni indolori», interviene Fabio Foddai, dirigente scolastico del Da Norcia, richiamando l’ “arma” del dialogo con i ragazzi. «Accontentare le terze e le quarte - continua il preside - vuol dire scontentare altri». E mentre negli istituti si studiano anche altre forme di mobilitazione, con i collettivi in primo piano a sciorinare la lista delle criticità irrisolte in tempo di emergenza sanitaria non cessata, non è nemmeno semplice per presidi e docenti stare dietro ai nuovi orientamenti attesi sulla gestione delle quarantene per i casi di positività al virus. Con non pochi dubbi riscontrati sul versante medici di medicina generale.

«Sono in confusione pure loro sulle certificazioni da fare, nonostante le indicazioni fornite - raccontano alcuni ds - servono settimane in alcuni casi per avere la classe completa. Per il noi il compito è gravoso perché spesso, tra le righe, ci si chiede di essere addetti sanitari. Ma non possiamo prenderci incombenze che non ci spettano, accedere a dati sensibili o procedere senza placet davanti ai nodi da sciogliere».
 

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