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Zingaretti e Raggi si fanno la guerra e il Metropolitan rimane chiuso

Francesco Storace
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Quelli della cultura. Quelli dello sviluppo. Quelli della bellezza di Roma. Quante chiacchiere nella Capitale, in uno dei suoi palazzi più importanti, quello della Regione Lazio, dove è in corso un’azione di sabotaggio contro la riutilizzazione del cinema Metropolitan. È una storia incredibile, che vede protagonista in negativo l’ente guidato da Nicola Zingaretti. E sarebbe utile conoscere nomi e cognomi dei suggeritori del blocco ad un’operazione imprenditoriale prestigiosa nel centro storico della città. Le sale cinematografiche chiudono, e se arriva un soggetto privato che ci mette ingenti risorse per aprirne tre – di cui due comunali – lo si mette all’angolo nonostante i sì pronunciati ufficialmente proprio dalla regione. Non frega niente a nessuno neppure dei risvolti occupazionali. Già, buttiamo a mare pure i posti di lavoro...

Quella del Metropolitan è una storia che va raccontata, denunciata, svergognata. Si riesce a sconfiggere anche la burocrazia pur di rispondere a prescrizioni e raccomandazioni, si tengono quattrini privati in frigorifero per un decennio, volano da un ufficio all’altro tra pubblico e privato decine e decine di lettere, delibere, determinazioni dirigenziali. Ma il risultato è lo stesso: niet da Zingaretti e compagni. Non è il Cinema Piccolo America…È uno scandalo, legato ad una struttura chiusa da più di un decennio. Quindi inutilizzata. Senza prospettive.

 

 

 

Nacque nel 1909 come grande magazzino, quel grande locale su via del Corso all’angolo con Piazza del Popolo - strade e piazze che da soli richiamano i turisti che ad un certo punto si imbattono nel deserto cinematografico - nel 1911 diventa Cinema Teatro Americano e nel 1948 assume la denominazione che abbiamo conosciuto fino a una dozzina di anni fa. Come tante sale di Roma, a un certo punto non ce la fa più, chiude i battenti. Nel 2000 la sala fu demolita, con l’alterazione totale dei luoghi, la dismissione è del 9 dicembre 2010. Nel 2012 arriva il privato che decide di investire nello sviluppo e nella cultura. È la società DM Europa che propone spazi per cinema e uffici. Certo, sulla bilancia una sala anziché quattro; ma sull’altro fronte, sviluppo commerciale e sette milioni pronta cassa da destinare ad altri due cinema comunali, con la riqualificazione dell’Apollo e dell’Airone. Il tutto "condito" da ben sessanta posti di lavoro. Tanto per capire, un’operazione simile, per il cinema Etoile, costò al privato solo due milioni e mezzo.

Un mare di pareri - tutti favorevoli - primo municipio, ministero dei Beni culturali, sovrintendenza beni architettonici e paesaggistici del Comune, sovrintendenza speciale per i beni architettonici di Roma, direzione regionale per i beni culturali, autorizzazioni sanitarie, vigili del fuoco. Roba da mal di testa permanente, ma finalmente il 23 luglio 2019 il Consiglio comunale approva la proposta. L’amministrazione Raggi ottiene anche l’utilizzo gratuito per vent’anni – quattro mesi l’anno - per proprie attività culturali. La palla passa alla Regione Lazio. La conferenza dei servizi conclusiva è di settembre 2020, con tutti pareri favorevoli di tanti dipartimenti e aree regionali: tutela del territorio; urbanistica; pianificazione generale; direzione edilizia; attività culturali; tutela ambientale; sviluppo economico e attività produttive. Abbiamo dimenticato qualcun altro che debba dire la sua? Eppure, tutti d’accordo, con proposte di prescrizione e raccomandazione.

 

 

 

Il Comune mette tutto in bella copia e scrive alla Regione per l’accordo di programma, trattandosi di una variante. Al centralino di Zingaretti qualcosa non funziona e nessuno risponde. Allora, il Comune propone – 21 gennaio scorso – direttamente lo schema di accordo di programma. Silenzio. La Regione Lazio improvvisamente non ne vuole più sapere. Nessuno spiega perché. Il privato, che intanto ci ha già rimesso quattrini suoi e non nostri, non sa più a che santo votarsi. Il Comune resta impietrito rispetto alla posizione della Regione. Zingaretti sta zitto, ah già, lui al cinema va solo al Piccolo America. Chi è che blocca la riapertura del Metropolitan e la riqualificazione di altri due cinema con sette milioni dell’imprenditore? Chi manda in fumo sessanta posti di lavoro? E soprattutto: perché la Regione Lazio non ha posto i suoi paletti in conferenza dei servizi anziché sabotare tutto dopo la conclusione positiva della stessa? Domanda delle domande: ci sono interessi contrapposti? C’è qualcuno – sia esso della politica o della magistratura – che vorrà girare questi quesiti alla Regione Lazio? Attendiamo di sapere perché si voglia mandare all’aria un progetto che preserva un pezzo di cultura cinematografica finito nel dimenticatoio e recuperando anche altri spazi per cinema cittadini.
 

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