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Commercianti in rivolta contro la chiusura la domenica pomeriggio

Damiana Verucci
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File anche ieri davanti alle gelaterie, pasticcerie e pizzerie a taglio della Capitale, nonostante il lockdown ancora in corso e la possibilità per gli esercizi alimentari di fare solo asporto e consegna a domicilio. Ma è tale il piacere di poter riassaporare un gelato dopo due mesi di chiusure che si aspetta, in modo paziente, anche sotto il sole. Tra pochi giorni, però, se il Campidoglio non tornerà indietro sui suoi passi, questi stessi laboratori artigianali dovranno chiudere la domenica alle 3 e tutti i giorni non oltre le 21.30. La decisione, che avrà corso dal 18 maggio al 21 giugno, ha provocato un vero e proprio terremoto nella categoria che sperava di poter invece restare aperta addirittura più di quanto facesse prima dell'emergenza sanitaria anche per potersi risollevare un minimo dagli ultimi due mesi di fatturato zero.  Per approfondire leggi anche: Coronavirus, la rivolta dei governatori «È un provvedimento assurdo – dice Aldo Pasquarella della gelateria Fiordilatte a Trastevere – la domenica pomeriggio fatturiamo il 25-30% dell'intera settimana. In questo modo cosa aprirò a fare? La domenica mattina nessuno viene a consumare il gelato e stiamo andando verso la stagione estiva. Io non capisco davvero se chi scrive questi provvedimenti ha idea di come funzionano attività come le nostre». Evidentemente no, a guardare le file di ieri davanti agli esercizi alimentari. Fuori dalla gelateria di piazza Risorgimento, Old Bridge, alle 17 si contavano almeno 12 persone, così all'inizio di via Aurelia, l'attesa iniziava da piazza Irnerio. Ci sono prevalentemente famiglie, con bambini al seguito che quel gelato lo... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI 

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