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Movida fuori di testa. C'è il virus? Tutti in piazza

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A Trastevere, Campo de' Fiori, Monti, Prati e Testaccio un cocktail di spensieratezza con un bel po' di incoscienza

Alessio Buzzelli
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Sarà che di notte Roma sembra più gentile e accogliente, improvvisamente libera dall'ostile frenesia del tran-tran quotidiano; e sarà pure che i romani, adesso che lo spauracchio chiamato COVID-19 ha da poco fatto il suo definitivo ingresso nella Città, senza l'esorcismo della vita sociale comunque non sanno stare: sta di fatto che la movida capitolina non è ancora capitolata sotto i colpi de coronavirus. È viva e lotta insieme a noi e magari barcolla un po', ma non molla. In questo ultimo fine settimana, i soliti posti della "night life" romana, al netto di una inevitabile flessione, sembrerebbero infatti aver resistito in qualche modo all'urto devastante della nuova epidemia, nonostante tutto. O almeno questo è quello che ci è sembrato gironzolando un poco tra i luoghi tradizionalmente più battuti dai nottambuli della Capitale, da Trastevere a Campo de' Fiori, dal Rione Monti a via di Pietralata, da Testaccio a Prati. Poi è ovvio, quella che abbiamo visto ieri sera non è stata certo la Roma delle notti migliori - quelle in cui si fa fatica persino a camminare tanta è la gente -, ma, insomma, ci aspettavamo di peggio. Tutte le raccomandazioni, i consigli degli esperti, gli «state a casa» ripetuti urbi et orbi a reti unificate non sembrano dunque aver spento del tutto la voglia di uscire di chi vive a Roma, siano essi turisti o residenti. Soprattutto se paragonata alla Città diurna, in questi giorni vuota come forse non lo è stata mai prima, ci si poteva ragionevolmente attendere che al calar del buio le strade si sarebbero svuotate ancor di più, dando vita ad uno scenario insolitamente fantasmatico per la Capitale. Invece a Trastevere, per esempio, i vicoli e i locali, considerato il disastroso contesto generale dovuto al Coronavirus, hanno mostrato una certa vitalità, specie nei luoghi cult del rione. Non si sono viste le solite orde di turisti alticci, né si è sentito il chiassosissimo brulicare tipico del week-end, eppure a Piazza Trilussa c'era più di qualcuno, seduto sulla scalinata o in piedi, a sorseggiare una birra o a chiacchierare del più e del meno. Così come le stradine circostanti erano animate da uno struscio tutto sommato sorprendente, ai margini del quale si alternavano ristoranti mezzi vuoti ad altri in cui per sedersi c'era la fila (chissà perché poi). Poco distante, dai pressi di Santa Maria in Trastevere si levava un vociare potente, simile a quello dei tempi migliori: e se la piazza era tristemente semi deserta, lo storico bar alle sue spalle esplodeva letteralmente di gente. Gente ovunque - dentro, fuori, sulla piazza antistante – che beveva e parlava come se niente fosse, come se il virus che sta terrorizzando mezzo mondo lì non possa arrivare. «È questo l'unico modo per affrontare quest'emergenza – ci ha detto un ragazzo con una birra in mano: continuare a uscire, incontrare persone, vivere la propria vita. Poi, oh, come si dice qua, "a chi tocca nun se 'ngrugna"». Sarà pure come sostiene il ragazzo, fatto sta che dentro e fuori dai bar che abbiamo visitato le raccomandazioni sulla distanza di sicurezza per contenere il contagio e si sono rivelate pura e pia illusione. Tutti sono vicinissimi l'uno all'altro, in alcuni casi attaccati: romani e turisti gomito a gomito, come il fatalismo mezzo ribelle e mezzo pigro di questa Città impone da secoli a chi la abita. Pure i tavolini di alcuni locali, a Trastevere e altrove, non sembravano esattamente posti alla distanza di almeno un metro l'uno dall'altro come precauzione governativa vorrebbe, segno che, fatalismi a parte, più di qualcuno sta sottovalutando il problema. Ben diversa la situazione delle discoteche e dei club in cui si balla, loro sì colpiti duramente dall'emergenza: molti di questi (compresi posti storici come il Goa, il Room 26, lo Shari Vari e altri) sono stati costretti a sospendere gli eventi in programma o a centellinare gli ingressi, proprio perché sarebbe stato impossibile rispettare le distanze di sicurezza su una pista da ballo. L'altra movida, invece, quella fatta per strada, nei bar e nei ristoranti, è andata avanti come meglio ha potuto: una buona notizia per il settore, un po' meno buona, forse, per la salute pubblica.

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