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Caos affrancazioni, protesta infuocata all'Eur del Comitato venditori

Gli uffici del Comune presi d'assalto: centinaia di famiglie a rischio bancarotta

Grazia Maria Coletti
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Edilizia agevolata, il caos affrancazioni si sposta dalle aule dei tribunali negli uffici del Comune, presi d'assalto con lunghe file e un nulla di fatto, in barba alla legge. Presidio di protesta stamattina all'Eur, durante l'incontro al Dipartimento Urbanistica durante l'incontro della Commissione Urbanistica. Il sit-in riaccende i riflettori sul dramma dell'edilizia convenzionata dei piani di zona. In piazza con cartelli e fischiertti, a via del Turismo 30, il Comitato Venditori 18135, supportato dalla neonata associazione ANFEC (Associazione Nazionale Famiglie Edilizia Convenzionata), con la presidente Alessia Turella in testa, rinnova l'appello "per una soluzione definitiva a questo disagio dal Comune, che è una delle principali parti in causa nella vicenda." "Aiutateci a minimizzare i danni che questa storia ha creato sulla pelle delle famiglie, che hanno tutto il diritto di recuperare la loro serenità" hanno lanciato l'sos le famiglie di venditori che chiedono di poter affrancare con una somma che consenta di vendere a canoni di libero mercato coma la legge consente. Sulla questione c'è una fitta normativa che resterebbe, secondo chi protesta, inapplicata. "Come è noto - ricorda Paolo Visintin, presidente del Comitato Venditori 18135 - la Cassazione è intervenuta con la Sentenza 18135/2015, interpretando la legge in modo completamente diverso rispetto agli ultimi 40 anni e successivamente con l'intervento del legislatore, art.25 undecies della legge 136/18, volto a risolvere definitivamente il paradosso giuridico creatosi dal 2015, per permettere anche agli ex proprietari di rimuovere il vincolo del prezzo massimo di cessione sconosciuto al momento della compravendita, tramite l'istituto dell'affrancazione, (legge 106/2011)". Ma non è bastato: il Comitato Venditori 18135, proprio su questo punto, lamenta che, a distanza di 6 mesi dall'approvazione della norma, questa pare ancora inattuata. Tant'è che Roma Capitale non ha previsto l'aggiornamento della modulistica da presentare per l'istanza di affrancazione da parte di un ex proprietario, in particolare tra i documenti che devono essere prodotti ci sono quelli degli amministratori di condominio i quali, talvolta diffidati dagli attuali proprietari. Ma l'elemento più critico, sottolineano le famiglie, è quello della tempistica, con tempi medi di lavorazione di circa 3 anni, (in contrapposizione ai 180 gg previsti dalla legge) non compatibili con quelli processuali, laddove un venditore debba, nei termini di un rinvio concesso dal giudice, "regolarizzare" la sua vendita e dimostrare di aver rimosso il vincolo sconosciuto all'epoca della vendita: "non forniscono - sostengono ancora i venditori - la documentazione necessaria per affrancare". "Il Comune - hanno spiegato ancora le famiglie - deve mettere subito mano a questa problematica, cercando di agevolare tutti i cittadini che in buona fede hanno acquistato un immobile in un piano di zona e si sono ritrovati a sostenere costi non preventivati, perché non ipotizzabili, e talvolta a subire in giudizio i risvolti più drammatici di questa vicenda. Per fare questo bisogna  "prevedere un criterio di urgentazione massima, per chi si trovi a subire un giudizio (richiesta inserita nell'ultima delibera approvata la n. 116/18, dell'Assemblea Capitolina, dando mandato alla Giunta Capitolina, di includere la pendenza di un procedimento stragiudiziale di mediazione tra i criteri di priorità per la lavorazione delle istanze presentate, ma ad oggi ancora non effettuato".

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