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Valentina Conti Bondi sblocca i fondi per il San Raffaele prima di Capodanno, ma la querelle con la società non si placa.

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Domani(oggi, ndr) riuniremo gli organi societari e riteniamo che la decisone sia quella di procedere rispetto a quanto si era già deciso, perché l'importo messo a disposizione dal Commissario è insufficiente rispetto ai nostri crediti». Toni decisi e parole che non lasciano spazi ad equivoci. È quanto ha fatto sapere ieri il «San Raffaele spa» dopo la nota diramata il 31 dicembre scorso con cui il Commissario straordinario della Sanità del Lazio Enrico Bondi annunciava di aver proceduto a sbloccare 20 milioni di euro a favore di Unicredit Factoring per pagare le fatture pregresse della società che gestisce diverse strutture sanitarie. «Il 50% della somma – informava il comunicato - è sotto sequestro cautelativo, in ottemperanza ai provvedimenti emessi dalla Procura di Frosinone. La somma sequestrata è a disposizione della Procura della Repubblica di Frosinone presso la Tesoreria della Regione Lazio. I pagamenti effettivi inizieranno a partire dal 2 gennaio». Ma al San Raffaele, che vanta crediti con la Regione Lazio per prestazioni già erogate di 260 milioni di euro, la cifra non basta. L'aveva già detto a «Il Tempo» il presidente del gruppo, Carlo Trivelli: «Quei soldi vanno a Unicredit, perché sono fatture scontate». Si va avanti, dunque, con la decisione della società di chiudere 13 strutture sanitarie a Roma e nel Lazio: quelle di Cassino, Viterbo, Montecompatri e Rocca di Papa, l'Irccs San Raffaele Pisana, Portuense, Flaminia, Trevignano, Sabaudia, Termini, Metamedica, MR3000 e San Raffaele Tuscolana. E va da sé che dopo le barricate di primari, infermieri e pazienti che hanno bloccato il traffico a via della Pisana qualche giorno fa, la mobilitazione continua ovunque. I sindacati invocano concertazione su tutto il fronte. Anche perché prosegue pure lo stato di agitazione degli ospedali di Roma e Lazio interessati dai drastici tagli o dalle ipotesi di riconversione e declassamento del «piano Bondi» che doveva vedere la luce a fine anno. Cin-cin di protesta in corsia, lasciandosi alle spalle un pessimo 2012 e sperando che l'anno nuovo porti buone notizie, al San Filippo Neri, Cto e Idi, che hanno scelto di trascorrere l'ultimo dell'anno con un veglione di protesta in ospedale, «anche se da festeggiare c'è ben poco perché la situazione non è semplice. Ma non si molla la presa». Al Cto «Andrea Alesini» i responsabili sanitari, oltre a tracciare un bilancio di fine anno del centro ortopedico (29.180 accessi al pronto soccorso nel 2012 appena concluso, di cui il 93% ortopedici ed il rimanente di primo soccorso medico; 5.694 ricoveri ordinari e di DH; 176.000 prestazioni ambulatorial; 4.000 interventi) nel corso dell'assemblea permanente, hanno denunciato che «i dati diffusi sulle prestazioni erogate vengono manipolati ed escono sottodimensionati dalla Asl RmC» (il cui direttore generale, Antonio Paone, ha dato forfait anche all'ultimo incontro ufficiale con i dipendenti). «Le situazioni – tira le somme Stefano Mele, segretario regionale Medici Cgil Lazio, sono diverse una dall'altra. Ma il malcontento è comune. Il riordino della rete ospedaliera deve tornare ad essere oggetto di discussione tra le parti. Si blocchi il gioco al massacro, serve una garanzia di salute. Bondi prosegua nell'analisi economica, ma si aspettino le elezioni. Con il nuovo Governatore del Lazio si aprirà, speriamo, un nuova fase di confronto. D'accordo che serve riordinare la rete, i doppioni sono inutili. Quello che, però, serve, fondamentalmente, è un modello unitario di assistenza».

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