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Mezzo secolo di galera per lo stupro di gruppo

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Ilgiudice dell'udienza preliminare Nicola Di Grazia ha condannato cinque giovani filippini, tutti compresi tra i 20 e 22 anni, per il reato di violenza sessuale e sequestro di persona, così come sollecitato dal pubblico ministero Eugenio Albamonte. Cinque le condanne a dieci anni di reclusione e una a otto anni nei confronti della persona che, con il suo racconto, ha fornito elementi utili a individuare gli altri componenti del branco. Gli imputati sono stati giudicati tutti con rito abbreviato. Ad incastarli le tracce di dna trovate sugli indumenti della vittima. Nel procedimento il Comune di Roma si era costituito parte civile. Il fatto avvenne nella notte del 30 aprile quando al 113 arrivò la telefonata di un ragazzo che aveva raccontato di essere stato vittima di un'aggressione da parte di giovani sconosciuti mentre era all'interno di una costruzione abbandonata nei pressi del parco della Pineta Sacchetti. Le volanti della polizia intervenute sul posto trovarono il giovane con altri tre amici, due ragazzi e una ragazza. I quatto raccontarono agli agenti che un'altra loro amica era stata portata via con la forza. Trascinata in un punto isolato della pineta, la ragazza era stata violentata a turno da tutti. «Giustizia è stata fatta - hanno commentato i legali di parte civile, gli avvocati Giampiero Fantozzi e Giorgia Luchi - anche se il danno non è risarcibile. Ferite psicologiche di questo tipo non si rimarginano mai». Agli investigatori non servì molto tempo per riuscire a ricostruire i fatti e prendere i responsabili dello stupro. Gli agenti, aiutati anche dal fatto che la vittima della violenza riconobbe uno dei suoi carnefici perché «amico» su un noto social network. I successivi accertamenti del dna, dunque, hanno confermato le ipotesi degli inquirenti e incastrato definitivamente gli indagati, arrivando a farglòi infliggere complessivi 58 anni di galera.

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