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La lista dei sospetti La procura indaga sui siti della Regione

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Afine febbraio, la magistratura ha delegato i carabinieri del Nucleo operativo ecologico della Capitale di verificare la bontà delle sette aree indicate dalla Regione Lazio. I reati ipotizzati sono di falso materiale e ideologico. Gli uffici della governatrice Renata Polverini li avevano inseriti in una lista di zone idonee tra le quali il commissario per l'emergenza rifiuti, il prefetto Giuseppe Pecoraro, doveva scegliere le due candidate a diventare future discariche. C'erano Osteriaccia, Castel Romano, Pizzo del Prete, Monti dell'Ortaccio, Pian Dell'Olmo, Corcolle e Riano. E alla fine Pecoraro ha sccelto queste ultime. Scelte azzeccate?Oppure l'elenco era sballato?Ovvero la Regione ha messo nero su bianco dei siti che in effetti non avevano i necessari requisiti tecnici per ospitare una mere di rifiuti? Dubbi, irrobustiti pure dalle denunce presentate da alcuni comitati locali che hanno sollevato il legittimo sospetto che aver indicato Corcolle e Riano sia stato un errore causato da un primo sbaglio. E cioè: quello di aver inserito nella lista finita sul tavolo del prefetto aree non idonee. In particolare, gli accertamenti mirano a capire i motivi per i quali, secondo i denuncianti, in un documento della Regione sulla localizzazione dei siti sia stata depennata un'area nel comune di Allumiere e poi inserita quella di Corcolle, a 700 metri dall'area archeologica di Villa Adriana. Il fascicolo processuale aperto a piazzale Clodio per ora è contro ignoti. Ma gli investigatori sono già arrivati negli uffici della Regione per acquisire documenti e alcuni funzionari sono stati sentiti come testimoni. Fab. Dic.

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