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Massimiliano Vitelli Più di duemila passeggeri a terra.

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Ilconto che ha pagato ieri l'aeroporto Leonardo da Vinci per l'imminente arrivo dell'uragano Irene su New York è pesante e destinato ad aumentare. Anche oggi, infatti, tutti i voli con destinazione la Grande Mela saranno cancellati e la situazione, da seria, potrebbe raggiungere livelli di criticità. Per altre ventiquattro ore almeno, gliscali John Fitzgerald Kennedy e Fiorello La Guardia di New York e il Liberty di Newark (nel vicino New Jersey) resteranno chiusi, lasciando milioni di persone in giro per il mondo a guardare monitor e ad ascoltare annunci. Al Terminal 5 per i passeggeri in partenza verso gli States la mattinata di ieri è stata un inferno. Oltre al caos dovuto ai voli cancellati, la rottura del sistema dell'aria condizionata e la contemporanea mancanza d'acqua nei bagni hanno messo a dura prova la pazienza dei viaggiatori. «Sono in fila da quattro ore, senza mangiare né bere e ancora non ho informazioni. Un incubo», denuncia Patrizia, che doveva imbarcarsi sul volo Delta 245. «Fa un caldo atroce - aggiunge Marco - C'è da sentirsi male». Le tratte annullate sono tante e le compagnie aeree fanno quello che possono per riproteggere i passeggeri sui voli che partiranno nei prossimi giorni. «Ci hanno trovato due posti per il due settembre - dicono Robert e Mary - Prima non c'era niente ma ora dove andiamo per una settimana?» Solo nella giornata di ieri, gli aerei rimasti a terra sono stati sei. A questi vanno sommati i sette di oggi per un totale di quattromila viaggiatori fermi, in attesa di partire. Ieri, in una giornata da bollino rosso sono decollati per gli Usa solo la United Airlines, con destinazione Washington, e la Us Airways per Philadelphia. «Non è uno sciopero, è un evento naturale e terribile - dice rassegnata Miriam – Inutile cercare capri espiatori che non ci sono». Intanto c'è la corsa ad un posto su un qualunque volo verso il nuovo continente. «Spero di riuscire a raggiungere gli Stati Uniti al più presto - dice Michele - Poi, con i treni, cercherò di tornare a casa, a New York».

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