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Il Bambino Gesù cura la Libia con il San Camillo

La foto scattata dal dg del San Camillo Forlanini, Aldo Morrone

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Le mamme col velo sorridono con gli occhi. Ed è un sorriso pieno di gratitudine quello rivolto ai medici del Bambino Gesù. Dall'altra notte anche l'importante ospedale pediatico a due passi dal Vaticano, cura le ferite della Libia, come sta già facendo il San Camillo Forlanini, il primo a partecipare alla missione umanitaria della Farnesina, svolta dalla Cooperazione italiana a favore delle fasce più vulnerabili della popolazione libica. Per 8 bambini - cinque cardiopatici, uno con un grave problema all'esofago, un altro con un tumore all'occhio ed un piccolo con una spalla rotta - è una svolta. Alcuni devono essere operati. Ma nessuno sarebbe stato curato adeguatamente a Bengasi, ancora alle prese con altre emergenze. I bambini sono accompagnati dai genitori, ospitati nei centri di accoglienza del Bambino Gesù. Si alterneranno al capezzale dei figli 24 ore al giorno. Sono sbarcati a Pratica di Mare, la notte tra lunedì e martedì, da un aereo C-130 dell'Areonautica Militare. Lo stesso aereo che la mattina prima aveva riportato a casa 15 feriti curati al San Camillo. «La missione è stata organizzata in 48 ore su richiesta del ministero degli Esteri con la collaborazione del console di Bengasi» ha spiegato il direttore del dipartimento di emergenza dell'ospedale pediatrico, Nicola Pirozzi, al termine del viaggio nel quale è stato accompagnato da tre colleghi: Daniela Perrotta, Paolo Guccione e Francesco Cremonesi. C'era anche lo staff medico dell'Aeronautica militare. I medici italiani prima di ripartire per l'Italia hanno sottoposto i piccoli nello stesso aeroporto di Bengasi ad alcuni controlli ecografici per verificare in particolare che i piccoli cardiopatici fossero in grado di sostenere il volo. Andata e ritorno nello stesso giorno. Sul C-130 c'era anche il dg del San Camillo Forlanini Aldo Morrone. «Abbiamo incontrato i colleghi medici del Bengasi Hospitale Center - spiega Morrone - con i quali abbiamo condiviso la continuazione dell'attività di cooperazione sanitaria, attraverso la Regione Lazio e su richiesta della Direzione generale alla Cooperazione allo sviluppo della Farnesina diretta dal ministro plenipotenziario Elisabetta Belloni». Senza sosta l'attività di formazione, training e aggiornamento. Altri due medici del San Camillo sono arrivati a Bengasi: Gian Mattia Mastroianni ed Ennio Adami che affiancheranno il dottor Filippo Bartoccioni. Rientrati a Roma Maura Salvatelli e Chiara Siddi. Al San Camillo ci sono ancora «10 feriti in condizioni impegnative» dice Morrone. Altri ne arriveranno nei prossimi giorni. «Insieme all'Oms, all'Autorità sanitaria locale e ai nostri medici stiamo valutando gli altri feriti» conferma Morrone.

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