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Soluzione interna sui vertici Atac Stipendi ridotti in tutte le aziende

Gianni Alemanno, sindaco di Roma

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Difficile dire se la quiete scesa in Atac sia quella prima o dopo la tempesta. Resta il fatto che l'azienda di trasporto pubblico più grande d'Italia con 13 mila dipendenti, vive una delle sue fasi più delicate. Dopo le dimissioni choc del presidente Legnani, dell'amministratore delegato Basile e del presidente del collegio dei sindaci, Tezzon, lo scenario risulta più complesso che mai. Due i nodi da sciogliere: lo stato delle casse e gli equilibri politici (e sindacali). Il sindaco Alemanno ieri ha escluso per ora il commissariamento, anche se tecnicamente risulta ancora la migliore strada percorribile rispetto alla situazione economica. «Non c'è nessuna ipotesi di commissariamento. C'è soltanto il fatto di creare una nuova fase individuando i manager che possono sostituire i dimissionari. Ribadisco con forza - ha detto Alemanno - che non c'è nessun rischio di fallimento dell'Atac ed è già stato approvato in giunta il finanziamento patrimoniale dell'azienda. Atac è assolutamente presidiata, bisogna andare avanti con il piano industriale già impostato da Basile e che va sviluppato». E se l'ipotesi di affidare a una società esterna la ricerca dei nuovi vertici sembra allontanarsi sempre di più, la delibera sui compensi dei manager (ai quali verrà fissato un tetto, si pensa a 350 mila euro) potrebbe arrivare in giunta già mercoledì. Non solo soldi però. Tutte le municipalizzate devono rispondere a un indirizzo politico. Escludere dunque la «quota» del Pdl al comando dell'azienda creerebbe altri problemi all'interno del partito. (Legnani era in area Rampelli che vanta ancora il credito di un assessorato capitolino). La via, insomma, è quella interna. Il totonomine vede in pole il management dell'Agenzia per la Mobilità, Enrico Sciarra e Luca Avarello, ma si parla anche di un ritorno di Antonio Cassano, già direttore generale ai tempi di Gioacchino Gabbuti. All'interno dell'azienda c'è chi punta anche su quest'ultimo a capo di Atac Patrimonio che si fonderà con la società madre entro l'estate, portando 400 milioni di euro nelle esigue casse dell'azienda. Oppure Alemanno potrebbe ripercorrere la strada interna al Campidoglio, e chiedere ad Antonino Turicchi, suo direttore esecutivo di occuparsi di via Ostiense. Ma è solo la punta dell'iceberg. La Cigl è infatti scesa sul piede di guerra intimando «la politica faccia un passo indietro».

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