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Urbanistica la sfida è adesso

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno

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Ieri Alemanno ha chiamato a raccolta gli attori principali dell'economia capitolina. Ha srotolato davanti ai loro occhi il racconto del percorso a ostacoli che ha accompagnato la politica urbanistica dal giorno del suo insediamento. E ha dato nuovi numeri, fornendo un quadro, molto ottimistico, di quel che sarà. Così ottimistico che, tanto per dirne una, l'inizio dei lavori per la riqualificazione del Tridente, pagati con gli oneri concessori della nuova Rinascente di via del Tritone, è fissato tra febbraio e marzo. Difficile che il bando dei lavori possa essere assegnato in due mesi. Dopo due anni e mezzo di blocco, dunque, l'industria del mattone «può ripartire per rimettere in moto, da qui al 2013, circa 9,5 miliardi di euro». «La crisi economica - ha detto il sindaco - ha influito sugli investimenti privati». Ma la fame di alloggi che attanaglia la città racconta anche un'altra verità. Quella stessa fame che ha costretto il Comune a varare un Piano casa da 27mila alloggi che sta lentamente prendendo forma e colore sulle tavole del Piano regolatore generale; e che ha costretto grandi gruppi imprenditoriali a fare i conti con investimenti pronti da un lato, cantieri fermi e impossibilità di reinvestire dall'altro, anche a causa dell'impasse burocratica degli uffici comunali. Basti pensare al numero di concessioni edilizie ritirate da marzo 2008 ad aprile 2010: 1900. Poche per una metropoli come Roma. Il Comune ha dovuto poi affrontare il nodo della nuova legge dello Stato sulle opere di urbanizzazione, che ha imposto bandi di evidenza pubblica per l'assegnazione dei lavori. Un nodo sciolto dopo due anni dalla «convenzione tipo» redatta dai tecnici dell'assessore all'Urbanistica Corsini. La legge, inoltre, allunga di circa un anno i tempi di rilascio delle autorizzazioni a costruire: le previsioni del Comune parlano chiaro: dalle 1900 del biennio 2008/2009 si passerà alle 600 del 2010 e alle 800 circa del 2011. Oggi l'Amministrazione fotografa uno sblocco di investimenti privati di circa 4,5 miliardi di euro e di altri 5,5 da qui al 2013. Nella maggior parte dei casi si tratta di capitali rimasti impantanati negli ultimi anni di amministrazione targata Veltroni, che ha lasciato aperta al suo successore anche la partita dei vincoli sull'agro romano. Un nodo tutto politico su cui Alemanno dovrà scontrarsi ancora con il ministero dei Beni culturali, che fino ad oggi non ha perso occasione per mettergli i bastoni tra le ruote. «Ma è già pronto un tavolo con Mibac e Regione - ha assicurato - per ridisegnare i limiti edificabili del Prg». Confini sottili come fili di rasoi su cui il sindaco dovrà giocare anche la partita delle politiche abitative. C'è poi il grande capitolo delle infrastrutture, a cominciare dalle nuove linee metropolitane e la chiusura dell'anello ferroviario nord - Tor Di Quinto. Un'opera imponente e importante, soprattutto in vista delle Olimpiadi del 2020 su cui le Ferrovie dello Stato stanno già lavorando. Qui il Comune dovrà fare la sua parte, riqualificando le sponde del Tevere, ricollocando le attività artigianali presenti. Ce la faranno entro il 2011? Infine i grandi progetti targati Alemanno: quelli terreni, come il sottopasso di via Ripetta con la riqualificazione di piazza Augusto Imperatore, e quelli quasi impossibili come l'abbattimento e la ricostruzione di Tor Bella Monaca. L'augurio è che Alemanno ci riesca.

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