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Figlia mia ti insegno a fare la prostituta

carabinieri

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Lei completamente nuda, impegnata nell'abitacolo della macchina a soddisfare le voglie di lui. L'hanno trovata così i carabinieri di Aprilia, ma «lei» è una ragazzina appena sedicenne, «lui» è il compagno di vita della mamma. E la mamma era lì, nello stesso abitacolo dell'auto dove si stava consumando il rapporto sessuale; assisteva tranquillamente, come se nulla fosse. Se non altro, almeno lei, era vestita. Una «storia di degrado», viene definita dalle forze dell'ordine, ma in questo caso andiamo oltre; perché se il triangolo sessuale incestuoso è già di per sé abominevole, in questo caso dietro all'episodio potrebbe addirittura esserci un'altra storia, peggiore.   La donna infatti, una 44enne romana che vive ad Aprilia con il marito invalido, è già nota alle forze dell'ordine per essere una prostituta, e proprio per questo motivo circa sette anni fa era stata oggetto di un provvedimento di sospensione della potestà genitoriale. Poi i figli le furono riaffidati (oltre alle 16enne che definiamo vittima - e non protagonista - di questa storia, c'è la sorella gemella e altri due bambini di 13 e 14 anni), ma lei ha continuato nel mestiere più antico del mondo. E non è questo a scandalizzare, seppur criticabile. Ad essere inaccettabile è il coinvolgimento di una minorenne e - soprattutto - il fatto che l'appuntamento in zona La Gogna in periferia di Aprilia potrebbe non essere stato «solo» un incontro sessuale ma un vero e proprio «corso» per insegnare alla piccola come prostituirsi, cosa fare e come farlo. L'uomo coinvolto non è certo una «mammola»: 59 anni, precedenti per spaccio di droga, anche lui romano trasferito alle case popolari nelle campagne dell'hinterland pontino. La compagna è stata trasferita a Rebibbia, lui è stato portato al carcere di Latina. Ora dovrà essere accertato se anche la sorella gemella sia stata costretta a seguire le orme della madre.   Per il momento l'accusa con la quale sono stati arrestati sia lei sia il compagno è «violenza sessuale su minore», ma certo è evidente la necessità di un supplemento di indagini. Anche sulla scorta di altri due particolari. Il primo: la ragazza, a detta degli investigatori, era estremamente disinvolta, segno (purtroppo) che quella in cui si trovava non era una situazione a lei sconosciuta. Il secondo: l'uomo aveva con sé uno zaino pieno di profilattici. Intanto resta lo sconcerto; e la colpa più grave di questa madre non è forse tanto quella di esercitare quella «professione» sotto gli occhi dei figli, ma quella di negare loro un futuro diverso monetizzando i loro corpi appena la Natura lo consente. Non solo non c'è più alcun rapporto di tipo materno, ma c'è l'annichilimento del concetto stesso dell'essere umano, ridotto a «cosa» da utilizzare.

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