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A Ground Zero non la vogliono per non insultare la memoria delle vittime dell'11 settembre

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AllaMagliana, invece, è diventato un problema condominiale. Il piano terra del palazzo al civico 76M, infatti, ospita la moschea El Fath. Negli appartamenti dei quattro piani superiori vivono 28 famiglie. Ormai esasperate. Una convivenza difficile. Chi abita qui si lamenta: «Arrivano a qualsiasi ora. Gli altoparlanti diffondono a tutto volume le litanie. Il venerdì pregano anche nel piazzale dove non si può nemmeno passare con le macchine. Sono centinaia». Quello della Magliana è il centro islamico El Fath Roma e Lazio. Dall'esterno, all'apparenza, potrebbe sembrare un normale negozio. Ma l'insegna in arabo lo contraddistingue dall'intero isolato. E l'interno è arredato come una tradizionale moschea. Il salone principale è coperto da una grande moquette azzurra. Si entra rigorosamente scalzi. Questo è il luogo di ritrovo e di preghiera per tutti i musulmani della zona. Il fenomeno è in costante aumento. Lo conferma lo stesso imam Sami Salim: «La nostra comunità sta crescendo. Venerdì scorso, per la fine del Ramadan, in moschea eravamo più di mille». Ma per l'imam non ci sono problemi: «Non è vero che ci mettiamo in strada a pregare. Anzi, visto che tutti non entravamo in moschea abbiamo organizzato due turni di preghiera». I residenti non la pensano proprio allo stesso modo. Prima di parlare chiedono l'anominato. Non vogliono lo scontro aperto. Un inquilino che abita al secondo piano sottolinea che il problema non è affatto religioso: «È come se qualcuno mettesse una chiesa al piano terra di un palazzo. O una discoteca. Certi luoghi non possono stare in un condominio dove la gente torna per riposarsi dopo il lavoro. Anche con le finestre chiuse, sono costretto a sentire tutte le cinque preghiere giornaliere. Lasciano le scarpe fuori sul marciapiede. Il venerdì, all'ora di pranzo, è un inferno, con gli altoparlanti accesi e più di cinquecento fedeli che pregano. Tre anni fa erano pochi. Ora sono troppi. Perché non affittano un capannone?». Una signora che vive al quarto piano tira un sospiro di sollievo: «Meno male che è finito il Ramadan. Un caos incredibile per un mese. Motorini e auto parcheggiate nel piazzale davanti dove era impossibile passare. Canti e preghiere continui. Sarebbe meglio anche per loro avere un luogo di culto autonomo invece di stare con 28 famiglie sulla testa». Loro, i musulmani, invece sono tranquilli. L'imam Sami è felice di stare in via della Magliana: «Per noi questo posto va benissimo. Non ci sono problemi. Abbiamo un'ottima organizzazione». La protesta, intanto, è arrivata anche in Municipio. Il consigliere del Pdl, Augusto Santori, ha sollevato per primo il problema: «Queste attività non sono compatibili con questa zona. Non è ammissibile che un intero condominio e gli edifici circostanti siano ostaggio di centinaia di fedeli».

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