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E il vigile aspetta la spiata

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Quattrolettere a formare un contenitore di storia, ricordi, memorie, personaggi. Quattro lettere che, oggi, racchiudono la vita, politica ed economica, italiana. Il Corpo della Polizia Municipale della capitale, sparso come coriandoli di carnevale su una superficie di 1.285 chilometri quadrati deve, con il supporto delle altre forze dell'ordine, gestire ogni giorno quasi tre milioni di abitanti. L'organico «di diritto» prevede 8000 unità mentre l'organico «di fatto» ne conta 6540. L'apparato della vigilanza urbana rientra nel «comparto sicurezza» del pubblico impiego per il quale, nell'ultima manovra finanziaria, il governo ha stabilito il blocco delle assunzioni. Così l'emergenza si trasforma in routine. 3710 uomini e 2830 donne che, dopo la «scrematura» di personale in ferie, in malattia ed in permesso, intraprende ad ogni alba la dura missione di coordinare la Città Eterna. I tre turni diurni, di 7 ore e 12 minuti, (per un totale di 36 ore settimanali) iniziano la mattina alle 6 e 48 per terminare, con la chiusura dell'ultimo alle 23. La notte il lavoro ed il gravoso impegno sono affidati ad un numero ristretto di pattuglie. La Centrale Operativa, invece, è in servizio 24 ore su 24. La carenza di personale, minaccia costante per la tutela della cittadinanza, diventa ancora più pericolosa per l'incolumità di chi vive la capitale se si considera che, come sottolineato solo pochi giorni fa dal sindaco Gianni Alemanno, Roma ospita in media due manifestazioni al giorno. Gestire la «quotidiana emergenza» rientra allora tra i miracoli che non fanno più notizia. Se la «truppa» è deficitaria nelle unità, il Comando segue a ruota. L'Ufficio Relazioni Esterne del Corpo di Polizia Municipale di Roma, infatti, dichiara che a fronte della necessità di circa 30 elementi, la direzione ne conta solamente 18 (14 uomini e 4 donne). Ne consegue che, tolti dall'urna i Comandanti affidati ad altre mansioni, quelli dirottati a dirigere i Corpi dei 19 Municipi non sono sufficienti. Quindi, come accade sovente per alcuni ministeri quando durante una legislatura arrivano le dimissioni di un ministro, i posti vacanti sono stati affidati «ad interim» a Comandanti già di altri gruppi. Facile immaginare, anche con tutto l'impegno possibile profuso, l'inadeguatezza dell'attuale situazione ed i rischi che ne derivano. Roma merita e chiede di più, per evitare che si arrivi un giorno a dover piangere lacrime di coccodrillo. Mas. Vit.

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