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Talpa dei clan in procura. 14 arresti

tribunale

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Usura, traffico di armi, spaccio di droga e furti in appartamenti. Qualsiasi reato commettevano piuttosto di raccogliere denaro per la «causa»: portare soldi alla 'ndrangheta. Un'attività criminale che 14 persone compievano da tempo soprattutto ad Anzio, Nettuno e nella Capitale, dove avevano dato prestiti con tassi usurai fino al 20% al mese ai commercianti di Torre Maura e Prenestino. Ma non finisce qui. A lavorare per l'organizzazione anche un dipendente del palazzo di Giustizia romano, proprio quello che indagava sugli arrestati. La talpa, infatti, comunicava ai complici qual era l'attività investigativa in corso e quali erano i provvedimenti presi per incastrarli. «Il Ros indaga su di noi», una delle frasi intercettate dai carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che ieri hanno mandato in cella undici persone e tre a domiciliari.   Gli investigatori hanno accertato che l'infiltrato, indagato, è il fratello di uno degli usurai calabresi arrestati, e che avvertiva alcune persone informandole di essere indagate. Duro colpo alla cosca 'ndranghetista del clan Gallace, che era riuscita a infiltrarsi nel Lazio: sequestrate anche tre società, per un valore di un milione di euro. I militari hanno effettuato anche alcune perquisizioni presso abitazioni, recuperando denaro contante e munizioni. Il generale del Ros Mario Parente e il colonnello Massimiliano Macilenti hanno spiegato che l'indagine è il seguito di un'operazione del 2004, chiamata «Appia», che si è conclusa con l'arresto di 33 persone nei confronti di altrettanti esponenti dell'articolazione laziale della cosca Gallace di Guardavalle, tutti coinvolti in attività di droga, armi e riciclaggio.

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