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Da un secolo le nostre candele illuminano i Papi e le chiese

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Lafiamma tremula nella penombra accende di un rosso tenue tutta la stanza. Entrare nella centenaria cereria Di Giorgio è come rivivire le suggestive atmosfere degli studioli di cent'anni fa. Le classiche candele di cera bianca ci sono ancora. Una tradizione che non muore mai. Anche se oggi le richieste del mercato hanno imposto alla famiglia Di Giorgio di dare sfogo alla fantasia per creare candele di ogni forma, colore e soprattutto profumo. Nata nel 1908 nel cuore di Trastevere, alle spalle del Carcere di Regina Coeli, quello che oggi è un negozio che vende soprattutto candele decorative per la casa, un tempo era un laboratorio artigianale dove venivano prodotti candelotti, lumini e ceri ad uso liturgico. Tutto rigorosamente a mano. Un procedimento lungo, che richiedeva ore prima che la cera calda si raffreddasse negli stampini. Il signor Giuseppe, il fondatore, è stato fornitore pontificio per Papa Pio XI, Papa Pacelli, per il «buon» Giovanni XXIII e Papa Paolo VI. Le sue candele hanno «brillato» per molte missioni apostoliche in tutto il mondo. Passando per via San Francesco di Sales, cinquant'anni fa, non era cosa insolita trovare un gruppetto di parroci della zona in visita alla cereria per accaparrarsi l'ultima linea di candele. Oggi il lavoro non è più manuale. «Dal 1964 la produzione si è spostata a Pomezia», racconta Sabina Di Giorgio, la responsabile del punto vendita che appartiene alla quarta generazione della famiglia. «Abbiamo ristrutturato il vecchio laboratorio e ne abbiamo fatto un negozio». Candele di ogni forma e colore. Ci sono quelle tonde, a cilindro, lunghe e affusolate. Persino quelle a forma di animale. Profumi ed essenze avvolgenti. Un piacere per la vista e per l'olfatto. Intanto sui televisori scorrono le immagini riprese all'interno degli stabilimenti. È come quei documentari girati dagli speleologi all'interno delle grotte. Immensi macchinari sono ricoperti da colature di cera bianca. Sembrano stalattiti. «Le tecniche di produzione sono sei - spiega Sabina - a seconda del tipo di candela che si deve produrre». Il colaggio è il metodo tradizionale quando ancora le candele si facevano a mano. «Poi si è aggiunta la tecnica ad immersione, dei telai nella cera calda» per creare candele cilindriche. Con il tiraggio invece, lo stoppino si mette a bagno e la cera aumenta progressivamente di volume. Oggi la tecnologia consente di produrre in un'ora quello che un mastro ceraio riusciva a fare in un giorno. Eppure quando lo stoppino prende vita, la luce della candela «riscalda» di un rosso tenue l'ambiente intorno, ricreando le stesse atmosfere di tanti anni fa.

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