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Sprechi, debiti e caos Libro nero della sanità

Un corridoio d'ospedale

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Liste d'attesa fuori legge, una pletora di dirigenti e primari con stipendi da nababbi, errori sanitari frequenti e un debito cronicamente fuori controllo. È il «libro nero» della sanità regionale presentato dall'Osservatorio Codici nel corso della conferenza stampa «Salute in rosso: dalla malasanità alla malagestione del servizio sanitario del Lazio» e contenente i dati sugli «stipendi d'oro» dei top manager della sanità, sulle liste d'attesa e sulle numerose inefficienze del settore. Codici, citando Ippocrate («Primum, non nocere»), enuncia uno studio effettuato su 1.900 sentenze del Tribunale civile di Roma dal 2001 ai primi tre mesi del 2007 evidenziando che gli errori più frequenti sono stati dei chirurghi (595), seguiti da odontoiatri (278), ortopedici (245), ginecologi (191). Ma le criticità del Servizio sanitario regionale, secondo il Codici, non si fermano qui. Ce n'è per tutti, dai disservizi dell'Ares 118 (nella Capitale, ad esempio, ci sono soltanto 200 ambulanze per circa tremila telefonate quotidiane) alle liste d'attesa interminabili. La maglia nera spetta a Fondi (470 giorni per un ecodoppler), ma anche le strutture sanitarie della provincia di Roma fanno registrare cifre record da brividi: 169 giorni per un'ecografia dell'addome nell'Ospedale Gentile da Fabriano (Asl Roma A), 347 giorni per un'esofagogastroduodenoscopia a Zagarolo (Asl Roma G), 222 giorni al Pertini (Asl Roma B) per una mammografia e 252 per una visita cardiologica a Ciampino (Asl Roma H). Per un'ecografia del capo e del collo al San Camillo, invece, si devono aspettare ben 285 giorni, per un'ecografia all'addome nella struttura Bresadola (Asl Roma B) 280, mentre per lo stesso esame a Casal Bertone (sempre Asl Roma B) 225. Ancora: per un elettrocardiogramma dinamico al Mirti (Asl Roma B) si attendono 247 giorni. L'elenco degli orrori sarebbe lunghissimo e il grafico accanto parla da solo, senza bisogno di ulteriori spiegazioni. Una sola precisazione: la legge impone che per le visite ambulatoriali l'attesa massima debba essere di 30 giorni, mentre per quelle diagnostiche di 70. Per non parlare poi del problema storico delle «seconde agende»: per i raccomandati un posto last minute c'è sempre, magari approfittando dei numerosi appuntamenti disattesi a causa delle liste d'attesa. Stessa cosa per i posti letto. Riguardo invece all'intramoenia, secondo il Sistema di integrazione delle informazioni sanitarie del Ministero, nel Lazio l'importo fatturato dal 2001 al 2009 è stato di 905.409 euro, per una media procapite di 25 euro a fronte di una media nazionale 21. Numeri, questi, che hanno fatto del Lazio la dodicesima Regione per i ricavi per prestazioni intramoenia. Secondo Codici, l'intramoenia allunga le liste d'attesa anziché abbatterle, costringendo i cittadini a recarsi presso strutture private. Si arriva poi agli stipendi d'oro dei top manager: «Volendo fare una stima approssimativa, analizzando i dati in nostro possesso - spiega Ivano Giacomelli - la retribuzione lorda annua si aggira intorno ai 150 mila euro. Per i dirigenti la retribuzione lorda è intorno ai 110 mila euro». Senza contare gli stipendi dei primari e «la casta dei medici»: nel Lazio ce ne sono 3 ogni 2 posti letto, il costo del personale rappresenta oltre il 60% del bilancio della sanità e la produttività è ai minimi storici per una malagestione cronica che esula dal deficit. Codici dunque propone di ridurre gli stipendi con tagli non inferiori al 20%, e aumentare la produttività, introdurre obiettivi di qualità e quantità, blocco automatico della parte variabile dello stipendio dei Dg e di tutta la dirigenza in caso di sforamento del bilancio di previsione, provvedendo immediatamente al riordino della rete ospedaliera. Codici - ha concluso il segretario nazionale Ivano Giacomelli - chiede un incontro alla presidente Renata Polverini e annuncia che presenterà una proposta di legge sui diritti del malato.

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