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Lettera al sindaco dei residenti di piazza Pollarola e piazza Teatro di Pompeo: «Trascorra una notte con noi» «Risse, lame e traffico, ora basta»

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Risse,coltelli, schiamazzi e traffico impazzito. Ogni sera è la stessa storia nei vicoli tra Campo de' Fiori e piazza Farnese. I due turisti americani aggrediti venerdì notte rappresentano solo l'ultimo esempio a testimoniare una situazioni ormai insostenibile. E i residenti, ormai esasperati, invitano il sindaco Alemanno a trascorrere una notte in casa loro per rendersi conto di come piazza Pollarola e piazza Teatro di Pompeo siano divenute invivibili. Con una lettera inviata al primo cittadino della Capitale, infatti, una cinquantina di abitanti del centro storico accusano «la movida incontrollata» e i «danni che sta procurando» e si dichiarano lesi in tre diritti fondamentali: salute, sicurezza e casa. «Viviamo nell'angoscia - scrivono - sia di ritorsioni da parte dei proprietari di locali contro cui cerchiamo di difenderci». E ancora: «La gente ubriaca e incivile che si addensa sotto le nostre case a volte ci impedisce fisicamente di rientrare nei portono, o danneggia i nostri beni mobili e immobili». Il frastuono notturno, tra schiamazzi e musica dei locali, inoltre «ci consente di dormire massimo quattro ore per notte e molti di noi si stanno ammalando», come dimostrano i certificati medici inviati al sindaco. Molti residenti sono stati «costretti ad abbandonare» le proprie abitazioni «vendendole a prezzi stracciati. Non si riesce nemmeno ad affittarle, perché sono diventate invivibili. Il problema è gravissimo e richiede provvedimenti dieci volte più radicali rispetto a quelli che si stanno attuando». Di qui l'invito al sindaco: «La aspettiamo un venerdì o sabato sera, quando vuole. Perché conoscendo sul campo la situazione possa utilizzare tutta la sua autorità per risolverla in modo tempestivo e radicale». Alla lettera inviata ad Alemanno gli abitanti allegano anche un esposto presentato al commissariato Trevi-Campo Marzio dove denunciano quanto segnalato al sindaco.

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