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Stressati da 6 ore nel traffico l'azienda li manda in palestra

Mezzi pubblici

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Sei ore e dieci difilato in mezzo al traffico, con i passeggeri che ti tirano per la giacchetta, i turisti che chiedono informazioni, chi protesta perché è rimasto schiacciato nella calca e non riesce a guadagnare l'uscita. Che vitaccia quella dell'autista, difficile da sopportare anche da chi ha intorno ai 40 anni, l'età media dei dipendenti Atac, la più giovane d'Italia. Se gli va bene, li mandano al diavolo, quando non subiscono vere e proprie aggressioni come l'ultima alla Maglianella ad opera di una banda di ragazzini. «I nostri autisti sono in prima linea - conferma Alberto Chiricozzi, segretario regionale Cisl Trasporti - e come fossero in trincea combattono contro atti vandalici e situazioni di emergenza». C'è di più dell'essere stressati dalle sole pesanti condizioni del traffico romano. «I nostri autisti prestano servizio in zone di periferia estrema a contatto con il delinquente - continua Chiricozzi - una situazione di emergenza così difficile che va affrontata così come si sta facendo con l'Atac con cabine protette, pulsanti di allarme antipanico in collegamento con la centrale dei vigili urbani, che serve come pronto intervento, per difendersi da quella piccolissima parte di viaggiatori che mette in difficoltà il controllo e lo stesso servizio». Gli autisti degli autobus hanno sacrosante ragioni per essere stressati, lo ammette anche l'ad di Atac, che tesse l'elogio della categoria. Così l'amministratore delegato Adalberto Bertucci, che nella pagina accanto aveva riconfermato la linea dura contro chi sgarra, contro gli autisti che assumono sostanze stupefacenti mettendo in pericolo la propria vita e quella degli altri, mostra anche il guanto di velluto. La morale è che ci saranno pure le teste calde che disonorano la categoria, ma la maggioranza degli autisti sono gente berbene. Parlano i numeri. «I 1.650 controlli antidroga sulle urine effettuati fino ad oggi da dicembre 2008 sui 6.500 autisti Atac hanno dato riscontri positivi che si contano su una mano - ha detto Bertucci - e questo per noi è motivo di orgoglio, perché abbiamo una classe di autisti e autiste che ci fanno onore, e che non devono andare in cronaca solo per i fatti incresciosi ma anche quando ritrovano bambini persi e li riconsegnano ai genitori o restituiscono portafogli smarriti con dentro i soldi». Sempre più spesso gli autisti sono vittime di aggressioni. «Ci stiamo muovendo - dice Bertucci che conferma l'escalation - finalmente abbiamo i primi 50 autobus che girano con la cabina chiusa e i pulsanti sos collegati con la centrale operativa». Ma lo stress resta alto, e non solo per la paura di aggressioni. Ci sono iniziative allentarlo. «C'è la psicologa, non solo per l'assistenza dopo un incidente». Ma per distendere i nervi a fior di pelle degli autisti servirebbe una bella sudata. Magari in palestra. «Speriamo di avere le possibilità economiche per fare convenzioni e dargli la possibilità di svolgere attività motoria fisica per scaricare lo stress». Bertucci punta su azienda e Dopolavoro per trovare palestre convenzionate. Il modello di riferimento sono le convenzioni che il Dopolavoro Atac ha già avviato con alcune palestre e gran parte delle attività ludiche come teatri, cinema e musei, già considerate positive per la vecchia Trambus, Atac e Tevere Tpl. E per aumentare il benessere psicofisico dei dipendenti Bertucci ha in mente un corso pratico su cd. «Ho in animo di fare un corso su cd supportato da un vademecum dove apprendere suggerimenti e consigli per la giusta posizione da assumere davanti al volante, perché se non si ha una buona postura ci si stanca di più» annuncia, chiedendo con lo sguardo la complicità dei due direttori generali, Marco Coletti e Antonio Cassano.

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