
Romano Prodi guida i fan di Xi, ecco la sinistra che ama la Cina

La Cina è (di nuovo) vicina. Un po’ come negli anni ’70, quando il “libretto rosso” divenne un oggetto di culto quasi religioso per i gruppi della sinistra extraparlamentare. D’accordo, Mao Tse-tung non c’è più, e l’unica divinità riconosciuta da quelle parti è ormai sua maestà il Denaro. Ma il fascino resta. Soprattutto a sinistra. Quasi come se fosse ancora possibile credere nell’esistenza di un capitalismo completamente alternativo a quello cattivo degli americani. Oggi, per di più, cattivissimo: causa Donald Trump. E allora, nella gauche torna ad affiorare una passione del passato: forza Cina. Una deformazione che, ad esempio, non ha mai abbandonato Romano Prodi, da sempre fan del gigante dell’Asia orientale. Quando negli anni ’80 il Professore era a capo dell’Iri, fu latore di un messaggio di Deng Xiaoping: «voleva veder Maradona giocare in uno stadio di Pechino». L’accordo poi saltò perché il fuoriclasse argentino chiese un compenso extra di 300 milioni di lire.
«Oggi l’obiettivo della moratoria trumpiana appare di giorno in giorno sempre più chiaro: impedire ogni alleanza globale alternativa agli Stati Uniti e obbligare il maggior numero possibile di Paesi a legarsi all’America per isolare la Cina», scrive il Professore in un editoriale. Suggerendo che la pressione degli Usa vada respinta, per non isolare la Cina.
Vero e proprio ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese è da anni il M5S, con l’ex premier Giuseppe Conte in testa. Fu proprio durante la sua prima permanenza a Palazzo Chigi che fu firmata in pompa magna l’adesione alla Nuova Via della Seta. L’Italia fu l’unico Paese del G7 a farlo. Una vicinanza che negli anni ha portato a un’inevitabile conseguenza: la sinistra (con rare eccezioni, come la deputata dem Lia Quartapelle) non ha quasi mai protestato contro l’arroganza dei cinesi a Hong Kong. Un’eco che si ritrova nelle parole del capo delegazione Cinque Stelle al Parlamento Europeo, Pasquale Tridico: «Trump ottiene quello che vuole da Meloni: isolare la Cina, acquistare più gas statunitense e impedire l’introduzione in Ue della web tax per le Big Tech Usa». Per Tridico: «Meloni tradisce gli interessi nazionali ed europei».
D’altra parte, un altro leader europeo, qualche giorno fa, si è imbarcato in una missione che risuona da controcanto al viaggio a Washington della premier Giorgia Meloni. Si tratta del primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, che è volato a Pechino per parlare con il padrone assoluto della Cina, Xi Jinping, provocando il forte risentimento della collega italiana. Se l’avvocato di Volturara Appula è una sorta di ambasciatore ombra, c’è un eminente volto storico della fu Quercia che ne è da sempre il responsabile delle relazioni: Massimo D’Alema. Come allievo di Enrico Berlinguer raccontò di aver visto Pechino, negli anni ’70, invasa dalle biciclette — e da allora di essersene profondamente innamorato. Un amore che è arrivato fino a oggi: Baffino è spesso ospite a importanti convegni organizzati dal regime. Fino a dire, a un importante network radiofonico asiatico, che «è possibile avere forme di sovranità popolare senza pluralismo politico». Insomma la democrazia è molto sopravvalutata.
Nel Pd il più sensibile al fascino del Dragone, è l’ex ministro Andrea Orlando. Il ligure, non a caso considerato garante della continuità dagli ex Pci, annunciò la sua decisione di correre alle sfortunate regionali d’autunno, proprio dal Paese della Grande Muraglia. Orlando a fine luglio insieme ad una delegazione di parlamentari ha incontrato a Pechino il ministro Liu Jianchao, direttore del Dipartimento di Collegamento Internazionale del Comitato Centrale del Pcc. Il consigliere ligure è in buona compagnia, dalla sua segretaria Elly Schlein («credo che sia giusto che la Commissione Ue dia un segnale di cauta ripresa di dialogo con la Cina») alla coppia Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, sono in tanti in queste ore a sgolarsi affinché i vertici europei inizino a guardare ad Est. Lanterne rosse, storia di un grande amore.
Dai blog

Lazio, operazione cessione ma niente svincolati


Lazio, l'abbonamento è un atto d'amore


I ricordi di Roy Paci: "L'estate con Fiorello nei villaggi turistici"
