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Marte, vertice segreto all'ombra di Chigi tra SpaceX e i nostri scienziati

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Giulia Sorrentino
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Marte chiama Roma: sì, per la missione del 2028 voluta da Elon Musk e promossa da SpaceX, gli americani vorrebbero al fianco proprio gli italiani per la nostra straordinaria competenza nel campo scientifico. Le ricerche effettuate nello Stivale piacciono molto, ma sappiamo che non è la prima volta. Questa, però, potrebbe essere una prima volta storica, uno di quei momenti in cui essere orgogliosi, davvero, della bandiera tricolore. Ma perché vi parliamo, ora, di una spedizione che, come data, ha 2028? Perché in esclusiva vi possiamo dire che il 20 di febbraio una delegazione di SpaceX, la società fondata nel 2022 per fornire servizi di trasporto spaziale, è arrivata in gran segreto nella Capitale: niente giornalisti, fotografi o proclami. L’ordine di scuderia era silenzio. Le persone sedute attorno a un tavolo sembra fossero solo sei: due americani a capo della società di Musk (qualche voce dava per certa anche la presenza dello stesso Elon, ma da ambienti statunitensi sono arrivate smentite) e quattro italiani, i massimi vertici che si occupano di Spazio nel nostro Paese. Secondo quanto appreso tutti i presenti avrebbero dovuto firmare un Nda, ovvero un accordo di riservatezza per non divulgare quanto emerso dall’incontro. Erano le ore 13:00 quando le menti in questione si sono riunite in un incontro molto fitto durato esattamente tre ore.

 

 

 

La volontà era una ed è stata chiara fin da subito: discutere i progetti di ricerca scientifica che gli italiani possono mettere a disposizione. La parola d'ordine era esattamente questa: «Ricerca nello Spazio per avere benefici sulla terra». Andare su Marte vuol dire implementare tecnologie che vengono realizzate in previsione del volo con lo scopo che queste siano utili per gli abitanti del pianeta terra. Fare delle ricerche che abbiano dei ritorni dalle imprese su Marte: nuovi farmaci dallo Spazio, la biomedicina spaziale, l'habitat, l’osservazione della terra, il miglioramento dell'alimentazione, la tecnologia dei semiconduttori e dei microchip. Questi sono settori in cui l’America ha bisogno degli scienziati italiani proprio negli ambiti in cui noi eccelliamo. Ed è proprio per questo che l’Italia avrà una via preferenziale con gli Usa. Non sono giochi di palazzo, non sono accordi per favorire questo o quel partito. Sappiamo quanto il Governo, con il Comint (il comitato interministeriale per le politiche relative allo Spazio e alla ricerca aerospaziale), si stia prodigando per essere all’avanguardia in questo settore. E, infatti, siamo stati i primi ad approvare un disegno di legge proprio su questo a cui ora manca solo il passaggio al Senato. Lo ha voluto il Ministro Adolfo Urso, e la credibilità internazionale sta aumentando. Basti pensare che i migliori radar al mondo, che tutt'oggi vengono usati, sono quelli che ha realizzato il professor Giovanni Picardi all'università La Sapienza di Roma. Non dimentichiamo che i microprocessori che vengono utilizzati da Starlink sono italiani.

 

 

Quello che emerge, però, è altrettanto chiaro: di Starlink non si è parlato. Purtroppo, essendo Musk il proprietario di una serie di aziende che hanno a che fare, tra gli altri, anche con l’Italia, si tende a pensare che gli aspetti si sovrappongano, ma non è così e quello di Starlink è un capitolo che ancora deve essere definito in ogni suo aspetto. Quello che però ci viene riferito è che gli Stati Uniti hanno scelto un partner prima di tutto scientifico: i nostri ricercatori fanno gola oltreoceano e la nostra lungimiranza, soprattutto sulle tematiche mediche, è ritenuta indispensabile per poter procedere nel migliore dei modi a un’impresa destinata a entrare nei libri di storia. È per questo che sono stati richiesti all’Italia dei progetti specifici e delle idee chiare per procedere su questa linea. Ah, attenzione, perché non è escluso che su Marte non vada anche un nostro astronauta. Con le attuali tecnologie, per arrivare su Marte ci vogliono tra i sei e i nove mesi e ora il corpo astronauta italiano non c’è per gli accordi vigenti con l’Europa. Ma c’è pur sempre quello Europeo, l’Eac, in cui spiccano con Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti.

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