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Pd, Schlein vede il partito “più unito che mai. Ma è tutti contro tutti

Mira Brunello
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E dire che per antonomasia avrebbe dovuto essere l’anti Meloni, così scrivevano i cantori in estasi dal primo momento in cui Elly a sorpresa vinse le primarie. L’Anti Meloni, ovvero, diversa in tutto e per tutto dalla Presidente del Consiglio. Per dire che tutto poteva succedere, meno che strada facendo Elly si convincesse di essere un po’ come Giorgia, altro che secca alternativa. Così ora al Nazareno, si trovano per davvero una segretaria che scimmiotta alla sua maniera la presidente del Consiglio, una copia che segue affannosamente le tracce dell’originale. A partire da detta Elly, sulle schede elettorali. Il segnale di un progressivo (e preoccupante) cambio di identità arrivò quel giorno in cui il «tortellino magico», durante la direzione, provò in tutti i modi ad inserire il cognome della segretaria dentro il simbolo del partito. L’operazione fallì tra le polemiche, ma l’inseguimento continua.

 

 

«Sono contenta che ora per la strada ci fermino e ci riconoscano», ha detto ieri Elly al Corriere Tv, usando chiaramente un plurale maiestatis, ricorrere alla prima persona singolare le è sembrato ancora troppo indelicato. Il senso però, naturalmente è quello. Elly come Giorgia è fermata dalle persone, che la chiamano proprio Elly, e non Elena Ethel, come suona all’anagrafe. Ora alla segretaria tocca il passo più difficile: convincere che il Pd sia «più unito e compatto che mai», come ha spiegato sempre alla Tv del quotidiano milanese. Un’impresa, nei corridoi della politica, la realtà infatti sembra drammaticamente diversa.

 

 

Intanto c’è la prima «grana» sulla politica internazionale, la capolista Cecilia Strada e l’indipendente Marco Tarquinio sull’Ucraina e sulla Nato hanno posizioni opposte a quella della maggioranza dei gruppi parlamentari. Un’armonia che nella circoscrizione Nord Ovest ha escluso qualsiasi iniziativa dell’area riformista (l’ex ministro della difesa Lorenzo Guerini, l’ex capogruppo Simona Malpezzi, il candidato Emanuele Fiano) insieme alla capolista «pacifista». Una cortina di ferro simile a quella scattata nelle prime settimane nella circoscrizione Centro contro l’ex direttore dell’Avvenire, poi attenuata dal plauso di Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini. Che pure sono in guerra tra loro. Sempre nel Centro, c’è il distinguo dei riformisti su Dario Nardella, che pure fu il coordinatore delle primarie di Bonaccini. L’ex sindaco di Firenze è accusato di essere subito sceso a patti con il «nemico», ovvero Elly Schlein. Alla fine così la sua ex corrente ha candidato in lista Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale della Toscana e la ex deputata Alessia Morani. Nessuna possibilità di essere eletti, ma soltanto la funzione di rallentare la corsa di Nardella. Anche nella circoscrizione Sud, il Pd sembra lontanissimo dalla compattezza. Dalle parti di Napoli, il primo cerchio della segretaria, Sandro Ruotolo in primis, non vede di buon occhio le performance di Antonio Decaro, il primo cittadino di Bari, che conta di raggiungere le duecentomila preferenze. La speranza di Elly è che regga la «diga» Lucia Annunziata, la capolista che dovrebbe bloccare l’avanzata del candidato pugliese.

 

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