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Pnrr, ispezioni della Ue e rimodulazione: così il governo cambia tutto

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Novità, le ennesime, in vista sul fronte Pnrr. Il percorso tortuoso del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato nel 2021 dall'Italia per rilanciarne l'economia dopo la pandemia di COVID-19, con l’ausilio di ingenti somme di denaro, a fondo perduto o sotto forma di prestiti da parte della UE, potrebbe subire una netta rimodulazione. A raccontarlo è il Corriere della Sera di oggi. I problemi descritti dal quotidiano sono i seguenti. Il primo: i dubbi nella Commissione europea sulla capacità dell’Italia di realizzare tutti gli obiettivi del Pnrr fino al 2026, al quale sono legati finanziamenti per complessivi 191,5 miliardi di euro. Il secondo: la difficoltà nell’assegnare i lavori e aprire i cantieri. Dulcis in fundo, sono cambiate le modalità di verifica della Commissione sui 55 obiettivi che il Piano prevedeva fossero centrati nel secondo semestre 2022 per ottenere la terza rata da 19 miliardi.

 

 

Infatti, sono partiti controlli a campione con ispezioni sul posto per verificare, per esempio, l’apertura dei nuovi alloggi per studenti universitari, obiettivo non raggiunto. Non solo: il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, ha dichiarato di aver dovuto “prendere ben 47 provvedimenti di vario tipo solo per sistemare i 55 obiettivi del secondo semestre 2022”. La novità più sostanziosa però, come anticipato, è la seguente: i continui cambiamenti intervenuti rendono inattuabile una parte degli obiettivi fissati dal precedente esecutivo che aveva riscritto il piano, guidato da Mario Draghi. Per cui bisognerà procedere con una rimodulazione.

 

 

Per la sua modifica, il governo partirà da una relazione presentata in Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, nella quale sono segnalate le parti del piano che hanno «elementi di debolezza». La relazione ne ha indicati 64, tra i quali 10 per cui è già stata presentata alla Commissione una richiesta di modifica. La mediazione di Fitto non sarà semplice, poiché si dovranno aprire tavoli con tutti i ministri, i quali non vogliono essere ritenuti responsabili dei ritardi del Piano relativamente alla propria area di competenza, ed è per questo che l’intervento del premier Giorgia Meloni sarà fondamentale.

 

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