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Ipocrisia del Pd sulla maternità surrogata: "Scegliamo di non scegliere"

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Dario Martini
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Si può essere contemporaneamente favorevoli a chi ricorre all’utero in affitto all’estero e non condividere la battaglia di chilo vuole rendere legale in Italia? È il paradosso in cui è caduto il Partito democratico, stretto da una parte dalla volontà di dire no a tutto ciò che propone il centrodestra e, dall’altra, dall’imbarazzo di non poter sostenere l’ultima proposta di +Europa.

La proposta di legge sull’introduzione del reato universale di maternità surrogata (prima firmataria Carolina Varchi di Fratelli d’Italia), in discussione nell’Aula della Camera, ha come primo effetto quello di scoperchiare lo strano gioco del Pd. Il partito di Elly Schlein, infatti, ha fatto sapere ieri che voterà contro il provvedimento presentato dalla maggioranza. Ma, allo stesso tempo, ha annunciato che si asterrà quando bisognerà votare l’emendamento di Riccardo Magi, segretario di +Europa, appunto, che vuole rendere legale la maternità surrogata in Italia. È stato inventato anche un termine ad hoc per descrivere il fenomeno: «gestazione per altri», sintetizzabile con l’acronimo «gpa». Attenzione, però. Magi ha specificato che dovrà essere «solidale». Ovvero, senza alcun pagamento. Lo possiamo definire un utero in affitto senza affitto. La donna che presta il suo grembo lo dovrà concedere "pro bono": vietato lucrarci sopra.

 

La gpa solidale esiste già in altri Paesi, come il Canada, dove il divieto di profitto si è rivelato un’illusione. La maternità surrogata, infatti, è un business vero e proprio: vanno pagati gli avvocati per stendere i contratti tra gestante e futuri genitori, va pagata la clinica e sono previsti lauti rimborsi alla donna che presta l’utero. Parliamo di decine di migliaia di euro.

Ma torniamo all’Italia. La maggioranza conta di portare a casa il provvedimento, in prima lettura a Montecitorio, prima della pausa estiva di agosto. Siamo solo all’inizio. Ieri l’Aula ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd e +Europa (124 favorevoli, 187 contrari, 8 astenuti). L’esame vero e proprio del testo avverrà la settimana prossima.

 

La doppia posizione del Pd è frutto di una riunione fiume che si è tenuta nella notte tra lunedì e martedì. Il partito, infatti, aveva organizzato una riunione non solo dei gruppi parlamentari ma aperta anche agli «esterni», come gli esponenti della Direzione o le firmatarie dell’appello femminista a Elly Schlein sulla gpa. A tenere banco è stato, come prevedibile, l’emendamento Magi sulla gpa solidale. La segretaria, già a Bruxelles per il vertice dei socialisti europei, ha aperto l’incontro collegandosi da remoto. Poi è partita la discussione. Accesa, assicura più di un partecipante. La lista degli interventi si è allungata a dismisura riproponendo uno scontro già andato in scena qualche tempo fa in Direzione. Tra i più decisi sul no, Silvia Costa e Stefano Lepri. «Ma la verità è che nel partito la maggioranza è contro la gpa, questa è la posizione che è venuta fuori», assicura un deputato. Nessun dubbio, invece, è emerso nella riunione sul no al reato universale proposto dalla maggioranza: «Su questo il Pd è compatto», giura un dirigente Dem.

 

Particolare anche la posizione di Carlo Calenda, il quale si dice fortemente contrario alla maternità surrogata, ma allo stesso tempo annuncia che voterà contro la proposta di legge della maggioranza. «Io sono contrario al reato universale di maternità surrogata come istituzione perché è simbolico - ha spiegato il leader di Azione - Non si usa istituzioni dei reati per fare scena senza nessun aspetto pratico, quindi voterò contro. Ma sono anche fortemente contrario alla gestazione per altri solidale che è un caso marginale, ma se tu apri a quella, ovvero a qualcuno che lo faccia gratis, ciò che ti succede è che dai un paravento, a mio avviso, affinché si possa fare una gpa a pagamento».

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