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Pd, 5Stelle e Sinistra divisi sulla mozione di sfiducia a Santanchè

Edoardo Romagnoli
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«Daniela Santanchè deve dimettersi». La ministra è riuscita a spaccare le opposizioni divise fra chi chiede le dimissioni e chi vorrebbe sfiduciarla. Il Movimento 5 stelle ha presentato la mozione di sfiducia al Senato. Iniziativa non proprio condivisa da Pd, Verdi e Sinistra che ritengono che la scelta dello strumento della sfiducia possa trasformarsi in un boomerang, con l’effetto di compattare la maggioranza. Dubbi sulla scelta pentastellata a parte, sia i dem sia Avs sono pronti a votare a favore della mozione, qualora dovesse essere calendarizzata per l’Aula. Una linea di coerenza, viene spiegato, dopo aver a più riprese chiesto le dimissioni di Santanchè.

 

Fonti dem ricordano che la strategia messa in atto dal Pd era un’altra, ovvero quella della interrogazione, depositata in Parlamento, e della richiesta di chiarimenti rivolta alla stessa ministra e al governo. «Se si fa la mozione la si fa per avere ragione non per farsela bocciare, vorremmo che le cose teorizzate diventassero patrimonio collettivo in aula ma se invece si fanno per guadagnare una pagina politica sui giornali non è una grande strategia», dice il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia. E in serata la segretaria Elly Schlein assicura: «Certamente sì, voteremo la mozione di sfiducia alla ministra presentata dal M5s. Oggi abbiamo sentito le unghie di Santanchè mentre si arrampicava sugli specchi cercando di difendere l’indifendibile». In Avs è il capogruppo Peppe De Cristofaro a sottolineare come «sarebbe stato opportuno, di fronte alla difficoltà della destra, che oggi è evidente, un maggiore coordinamento delle forze di opposizione. Le fughe in avanti non convincono mai, soprattutto se sono tese a segnare un "più uno" sugli organi di stampa. Non è questa la modalità giusta per affrontare questioni così serie. In un caso come questo e dinanzi ad argomentazioni così lacunose» da parte di Santanchè.

Detto questo, De Cristofaro garantisce che voteranno la mozione del Movimento 5 Stelle «ma avremmo preferito che fosse un fatto condiviso». Si "sfilano" invece i centristi: sia Azione che Italia viva mettono subito in chiaro di non condividere l’iniziativa pentastellata. «Non firmeremo inutili mozioni di sfiducia. Saranno la presidente del Consiglio e il ministro ad assumersi la responsabilità delle scelte che faranno», spiega il partito di Carlo Calenda. Sulla stessa linea Italia viva, che però con i centristi di Calenda non condivide la richiesta di dimissioni. «Cogliamo il dato politico di oggi: non chiediamo le dimissioni ma diciamo che ogni valutazione sul prosieguo della sua permanenza ministeriale è nelle mani della ministra e del presidente del Consiglio», ha infatti detto in Aula il senatore Enrico Borghi. Per poi aggiungere: «La mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle è un errore da matita blu, perché a fronte di possibili sfrangiamenti interni alla maggioranza ottiene l’effetto di ricompattarne il fronte. Un altro assist di Conte alla Meloni».

 

Il leader M5s, Giuseppe Conte, "punzecchia" le altre opposizioni: «Mi sembrerebbe strano che ci siano dei nervosismi su questo punto che a noi appare abbastanza cristallino, su un principio di etica pubblica che francamente spero che nessuno voglia mettere in discussione. Secondo noi l’intervento della ministra non ha affatto diradato tutti i passaggi critici che ci spingono a ravvisare una responsabilità politica e allora conseguentemente abbiamo depositato la mozione di sfiducia, formalizzandola». La maggioranza difende la ministra e contrattacca: «Il vero errore è quello di pretendere di trasformare l’Aula del Parlamento in un’aula di tribunale, senza difesa e pubblici ministeri», afferma il capogruppo FdI Tommaso Foti, che derubrica a un «canovaccio già scritto da queste opposizioni da tempo» quanto accaduto, ovvero «richiesta di informativa e poi mozione di sfiducia». 

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