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Armi all'Ucraina, il Pd di Elly Schlein si spacca anche a Bruxelles

Dario Martini
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Il Partito democratico non ha più una posizione unitaria sull’Ucraina. Il partito si è spaccato al parlamento europeo nel voto sull’aumento della produzione di armi in sostegno a Kiev. Otto eurodeputati si sono espressi a favore, sei si sono astenuti, uno ha votato contro e uno, Giuliano Pisapia, era assente. Elly Schlein inizia a non tenere più unito il partito. Tre giorni fa, infatti, aveva svolto una riunione in videoconferenza con il gruppo Dem a Bruxelles proprio per impostare una linea di condotta chiara e univoca. Missione fallita come ha dimostrato la votazione di ieri. Il provvedimento, che prevede una maggiore produzione di munizioni e missili a sostegno dell’Ucraina, denominato Asap (Act in support of ammunition production), è stato approvato con 446 voti favorevoli, 67 contrari e 112 astensioni. Il via libera definitivo potrebbe arrivare con un passaggio in plenaria a Strasburgo, a luglio.

Nel dettaglio, hanno votato a favore il capo delegazione Brando Benifei, Mercedes Bresso, Beatrice Covassi, Paolo De Castro, Elisabetta Gualmini, Pina Picierno, Daniela Rondinelli e Irene Tinagli. Gli astenuti sono Pietro Bartolo, Camilla Laureti, Alessandra Moretti, Franco Roberti, Patrizia Toia e Achille Variati. Contrario Massimiliano Smeriglio, che rivendica la sua posizione: «Bene l’area di dissenso che si è espressa tra le fila del Pd». La delegazione Dem, però, ha fatto sapere che Moretti e Toia in realtà hanno votato a favore, e che solo a causa di un «errore tecnico» nel voto finale è comparso nei registri l’astensione. Le due eurodeputate hanno chiesto perciò la correzione.

Nelle altre delegazioni italiane il centrodestra ha votato compatto a favore, mentre il Movimento 5 Stelle e i Verdi hanno votato contro. Va sottolineato che la delegazione del Pd all’europarlamento è molto distante dal riflettere la maggioranza uscita dal congresso del partito dopo la vittoria di Schlein alle primarie. Solo l’eurodeputata Laureti, infatti, ha sostenuto la segretaria nella sfida che l’ha vista contrapposta a Stefano Bonaccini. Fonti di Bruxelles fanno sapere anche che da Schlein non è arrivata alcuna indicazione di voto ai suoi all’europarlamento. Una questione di «garbo istituzionale» e «rispetto dell’autonomia» dei gruppi. A complicare il tutto c’è anche un altro particolare. Nella riunione di tre giorni tra gli eurodeputati e la segretaria è stato deciso di presentare un emendamento per escludere la possibilità di ricorrere ai fondi del Pnrr per finanziare l’aumento della produzione di armi. Emendamento che è stato bocciato in sede di votazione.

Gli altri partiti di centrosinistra sottolineano il caos nel partito di Schlein. Gli eurodeputati Nicola Danti (Italia Viva) vicepresidente del gruppo Renew Europe e Giosi Ferrandino (Azione) attaccano: «Nel Pd vince la confusione. D’altra parte è naturale, quando la stessa segretaria è stata orientata fino all’ultimo per l’astensione e si astiene pure un’eurodeputata componente della segreteria». Il riferimento è a Camilla Laureti. Dura anche la dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di +Europa: «È sconfortante vedere come il Pd abbocchi alla propaganda populista del M5S».
Eppure, nononstante il partito si sia espresso in ordine sparso di fronte a un tema così delicato come la guerra in Ucraina, qualcuno nel Pd prova a far passare il messaggio che sia tutto normale. Per la vicepresidente della commissione Esteri della Camera, Lia Quartapelle, «siccome in democrazia alla fine conta il voto, la maggioranza degli eurodeputati Pd ha votato per Asap e confermato il sostegno del Pd all’Ucraina e a una difesa finalmente europea. A loro un sentito grazie, per essersi assunti la responsabilità e aver tenuto la barra dritta».
 

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