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Mes, monta la protesta contro l'Italia. E pure Lagarde marca stretto

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«Sarebbe bene» che l’Italia ratificasse la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità. Il consiglio è arrivato direttamente dalla presidente della Bce Christine Lagarde, che oggi ha partecipato all’Eurogruppo convocato dalla presidenza svedese alla Scandinavian Xpo, un gruppo di capannoni nei pressi di Arlanda, l’aeroporto di Stoccolma. Un’ambientazione di sicuro a buon mercato e quindi benefica per il contribuente svedese, ma talmente ‘frugale’ che la stessa ex ministra francese, ringraziando, come d’uso, la presidenza di turno dell’Ue per l’ospitalità, non ha potuto fare a meno di specificare che «in realtà» i ministri e i dirigenti delle istituzioni Ue si sono ritrovati «vicino a Stoccolma». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, mentre era in corso l’Eurogruppo, era bloccato a Roma, per rimediare alla bocciatura, ieri in Aula, dello scostamento di bilancio. L’assenza di Giorgetti è stata lamentata dalla presidente della commissione Econ del Parlamento Europeo, Irene Tinagli: la sua presenza all’Eurogruppo di oggi, ha detto, «sarebbe stata fondamentale, in un momento come questo». Il ministro non ha potuto essere presente all’Eurogruppo a causa di deputati che «non si rendono conto», ma il tema della riforma del Mes ha tenuto banco comunque, tra i suoi colleghi. Come ha confermato il direttore del Mes Pierre Gramegna, è stato sollevato in «più di un intervento». 

 

 

La ministra delle Finanze spagnola Nadia Calvino è stata più che esplicita: «Sono anni - ha sottolineato - che aspettiamo che tutti i Paesi membri ratifichino questa riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità. È uno strumento importante per dare stabilità finanziaria all’insieme della zona euro. E spero che, ora che abbiamo ottenuto l’avallo della Germania, l’Italia ratifichi il testo, in modo da poter disporre di una rete di sicurezza più completa nell’ambito della zona euro». La riforma, tra l’altro, renderebbe il Mes garante del Fondo di Risoluzione Unico, «raddoppiandone» la potenza di fuoco, come ha ricordato Gramegna. Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, è stato molto più tecnico, ma nella sostanza ha detto la stessa cosa: una delle «priorità» dell’Eurogruppo, ha sottolineato, è guardare a come possiamo continuare a realizzare il nostro impegno affinché il Meccanismo Europeo di Stabilità possa fornire liquidità, come backstop, per il Fondo di Risoluzione Unico. Perché questo possa succedere, la riforma del Mes va ratificata da tutti i Paesi della zona euro: manca solo la ratifica dell’Italia, che nella maggioranza è materia controversa.

 

 

Donohoe ha ribadito il «pieno rispetto» delle procedure parlamentari italiane, ma ha rimarcato che «abbiamo bisogno che il trattato venga ratificato, in modo che altri Paesi abbiano la possibilità di accedere al sostegno del Mes, in caso di bisogno». Il direttore del Mes, ha riferito il presidente dell’Eurogruppo, «ha già iniziato consultazioni con diversi governi riguardo al futuro ruolo del Meccanismo», incluso «il governo italiano». «Sappiamo - ha continuato - che l’Italia svolgerà un ruolo importante in questo dibattito. So che Gramegna sta parlando con il ministro Giorgetti su questo punto e so che al momento giusto condividerà i risultati di questa consultazione». L’accordo sulla riforma del Mes, ha ricordato il presidente dell’Eurogruppo, è stato raggiunto «nel 2020» e, pur «rispettando pienamente il fatto che un Paese non voglia accedere al sostegno che il Mes può dare, è davvero importante che altri Paesi abbiano l’opzione di farlo. È per questo - ha concluso - che è importante che venga ratificato». Bruxelles mette il fiato sul collo all’Italia.

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