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Guerra in Ucraina, economia e migranti: Meloni rivendica un'Italia sempre più forte nell'Ue

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"La voce dell'Italia è e sarà sempre più forte in Europa". Giorgia Meloni lo sottolinea chiudendo le comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo. A Palazzo Madama la premier tocca tutti i punti che saranno sul tavolo della riunione di Bruxelles. "Sfide prioritarie per l'Ue" tra cui la guerra in Ucraina, l'economia e ovviamente il dossier migranti. Per Meloni, "l'Europa e l'intero Occidente" sono chiamati a rispondere "con visione e tempestività. E l'Italia ha oggi tutte le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista e non da comprimaria". Un "primo banco di prova" è rappresentato dall'emergenza immigrazione che, evidenzia Meloni, "sta diventando strutturale". La premier pone l'accento sulla rotta meridionale marittima dell'Europa ma anche su quella orientale "che non è meno complicata da gestire, come ben dimostra la tragedia di Cutro. Noi non possiamo aspettare inermi il prossimo naufragio - afferma -. Le frontiere marittime dell'Italia sono frontiere dell'Europa e l'Europa è chiamata a difendere quelle frontiere". Come? Rafforzando la collaborazione con i paesi di origine e di transito, con risorse finanziarie adeguate come quelle impiegate per rispondere alla crisi migratoria del 2015 attraverso "l'onerosissimo accordo" con la Turchia. Ecco, per la presidente del Consiglio, che cita il rischio default della Tunisia, servono oggi "pari attenzione e adeguati stanziamenti" anche perché, ribadisce, "prima di ogni ipotetico diritto a migrare, ogni essere umano ha il diritto di non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore". Per Meloni, poi, anche gli Stati di bandiera che finanziano le Ong devono assumersi "le responsabilità che il diritto del mare attribuisce loro".

 

 

Nel prossimo Consiglio europeo, comunque, l'Italia ribadirà che "non c'è più un solo minuto da perdere perché non vogliamo più piangere vittime innocenti nel Mediterraneo". E "di fronte a questa urgenza sono certa di avere con me la maggioranza degli italiani", spiega la premier pregando le opposizioni di criticare "ferocemente il governo, me, i provvedimenti che facciamo" senza però "danneggiare la posizione negoziale dell'Italia sui tavoli internazionali". Il riferimento è alle accuse mosse per la strage di Cutro. "Quando ci presentiamo al cospetto dell'Europa con mezzo Parlamento che dice che l'Italia non ha voluto salvare quelle persone vi rendete conto di come vanifichiamo gli sforzi che stiamo facendo?", domanda Meloni, assicurando di avere "la coscienza perfettamente a posto" per quanto accaduto: "Spero che sia a posto anche la coscienza di chi usa le morti di povera gente per fare propaganda. Non esistono prove che il Governo italiano potesse fare di più. Io sono una madre, per cui vi prego, cerchiamo di contenere i toni del dibattito".

 

 

Dibattito che vira poi sull'Ucraina, con Meloni netta nell'affermare che il sostegno a Kiev "sarà assicurato in ogni ambito", politico, umanitario, civile, militare, "e finché sarà necessario". Nessun tentennamento quindi, neanche sull'invio di armi. E su questo punto la premier prende di mira il M5s: "Raccontare agli italiani che se non fornissimo le armi si potrebbero aumentare le pensioni o si potrebbero tagliare le tasse è una menzogna". Non solo, Meloni ricorda che il governo "non ha mai fatto mistero di voler aumentare i propri stanziamenti in spese militari. La libertà ha un prezzo", aggiunge prima di spiegare che sul piano diplomatico le "pressioni" su Mosca restano "fondamentali" per raggiungere "una pace giusta", "che dobbiamo perseguire con tenacia".

 

 

Riguardo al dossier economico, la presidente del Consiglio ricorda il no dell'Italia al regolamento sulle emissioni di anidride carbonica delle auto ("l'Europa può stabilire gli obiettivi ma deve dirmi come raggiungo quegli obiettivi") e alla revisione della direttiva per l'efficientamento energetico degli edifici ("rischia di diventare una tassa patrimoniale sugli italiani"), sottolinea l'importanza della flessibilità sui fondi europei esistenti, "Pnrr compreso", e segnala come "decisivo per l'Italia" il tema della revisione del Patto di stabilità e crescita. "Il tempo dell'austerità è finito - dichiara - e il percorso di riequilibrio dei bilanci pubblici degli Stati maggiormente indebitati non dovrà sacrificare la dimensione dello sviluppo economico". Insomma, "l'Italia vuole tornare a essere una nazione protagonista nel contesto europeo" conclude Meloni indirizzando un'altra stilettata al Movimento: "Ho sentito dire che andrei in Europa a prendere ordini. Non mi vedrà mai presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte andò da Angela Merkel a dirle che il M5s erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi, ma alla fine avrebbero fatto quello che loro chiedevano. Preferisco dimettermi che rappresentare una Nazione del genere".

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