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Elezioni nel Lazio, Bianchi disintegra D'Amato: basta manovre da Prima Repubblica

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S'infiamma la sfida elettorale nel Lazio. Stavolta il botta e risposta tra Donatella Bianchi e Alessio D'Amato arriva direttamente dalle colonne dei quotidiani. La candidata sostenuta dal Movimento Cinque Stelle ci va giù pesante e smaschera i giochetti dell'assessore regionale uscente. D'Amato, infatti, ha provato a spingere gli elettori grillini verso il voto disgiunto. La «risposta» a D’Amato arriva direttamente da un'intervista al Manifesto in cui, sul voto disgiunto, Bianchi afferma che «se il Pd, in pieno congresso, insiste con l’errore già commesso da Enrico Letta alle elezioni politiche di settembre significa che la strada imboccata è sbagliata. Il candidato di Matteo Renzi, Alessio D’Amato, si preoccupi di fidelizzare il suo elettorato che ha già dimostrato di non gradire manovrine politiche da Prima Repubblica. I cittadini non sono pacchetti di voti o numeri di tessere: trattarli così è la prima causa dell’astensione».

 

 

 

Ma cosa aveva detto precisamente il candidato del Pd Alessio D'Amato dalle colonne del Riformista? L'assessore alla sanità uscente del Lazio, e candidato alla Regione, aveva lanciato un appello agli elettori pentastellati affinché effettuino il voto disgiunto. «Possono votare la lista 5 Stelle e me come Presidente». Con quale programma? «Una rinnovata attenzione al sociale e alla sostenibilità. Voglio introdurre il reddito regionale universale e l’ecobonus 110% per le ristrutturazioni edilizie. E su tutto, un nuovo assessorato alla Legalità e alla Trasparenza che controllerà la regolarità degli appalti e terrà lontane le infiltrazioni criminali». D’Amato ha già in mente il nome di una donna per la quale i Cinque Stelle auspicherebbero il ritorno con un ruolo centrale. «Se la mia candidatura avrà successo daremo un segnale fortissimo al centrodestra di governo, impedendogli di fare danni con l’autonomia differenziata e fermando per la prima volta Meloni-asso pigliatutto». Ma il gioco di D'Amato è stato ampiamente smascherato e difficilmente attecchirà nell'elettorato. 

 

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