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Cospito, Pd nella bufera per le parole ai boss di mafia. FdI: spieghino l'incontro

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Benedetto Antonelli
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La polemica sulla vicenda Cospito non si placa. Anzi, si arricchisce di ulteriori particolari che gettano nell’occhio del ciclone i parlamentari del Pd che il 12 gennaio scorso fecero visita all’anarchico nel carcere di Sassari, dove era detenuto prima di essere trasferito nel penitenziario di Opera, a Milano. "Il Fatto Quotidiano", infatti, ha rivelato che il senatore Walter Verini e i deputati Debora Serracchiani, Andrea Orlando e Silvio Lai, quando sono andati a verificare le condizioni di salute di Alfredo Cospito in regime di carcere duro, avrebbero parlato anche con alcuni boss mafiosi compagni di reparto dell’anarchico in sciopero della fame. «Una mascalzonata», dal Pd così viene definito il titolo del quotidiano: «Parlate con loro», così Cospito mandò i dem in visita ai boss».

 

I dem respingono con forza anche la polemica poi che ne è scaturita, alimentata da esponenti FdI come il capogruppo Tommaso Foti. «Oggi "Il Fatto" - attacca Foti - rivela» che i quattro parlamentari Pd «sono stati indirizzati da Cospito a parlare con tre mafiosi suoi vicini di cella, Ram pulla, Presta e Di Maio. Di fronte a questa rivelazione di inaudita gravità, che vede i parlamentari dem accogliere le indicazioni di Cospito, chiederemo spiegazioni immediate e chiare in tutte le sedi».

La replica arriva con una nota congiunta dei 4 esponenti dem, che si rivolgono direttamente a Foti: «In questa grave vicenda, come è ormai chiaro a tutti, le spiegazioni le devono dare i suoi colleghi di partito, il ministro Nordio e la presidente del consiglio Meloni. Non certo noi». E «a fronte di affermazioni» di Cospito, specificano, «abbiamo chiarito che eravamo lì, non per ascoltare le sue valutazioni, ma per sincerarci delle sue condizioni di salute e l’adeguatezza della struttura al regime di detenzione del 41 bis». A quanto viene riferito all’Adnkronos, Cospito si rivolse ai parlamentari sottolineando che non c’era solo lui lì, ma anche altri. E fu Orlando, viene spiegato, a «stopparlo», dicendo che non erano lì per parlare, ma per verificare le sue condizioni di salute. Inoltre, come si riporta in ambienti parlamentari dem, la visita al carcere di Sassari si svolse in questo modo: Serracchiani, Verini, Orlando e Lai vennero accompagnati nell’ala del 41 bis del carcere. Quella zona è divisa in piccole sezioni, di pochi metri quadrati, in cui si affacciano quattro celle distanti un metro l’una dall’altra. Quella di Cospito e altre tre attaccate. Quelle di tre mafiosi. I parlamentari Pd, viene riferito, non sapevano chi ci fosse in quelle celle: ovviamente detenuti al 41 bis, ma senza conoscerne i nomi.

 

«Li abbiamo letti dopo l’intervento di Donzelli in aula». Con i tre detenuti vicini di cella di Cospito vennero scambiate solo alcune frasi di circostanza. «Quando un parlamentare va in visita in un carcere, va per verificare le condizioni. Non si fanno conversazioni con i detenuti. Si ascolta, non si parla», si spiega. Scrivono Serracchiani, Verini, Orlando e Lai nella nota: «Abbiamo sempre ribadito l’esigenza assoluta di mantenere l’istituto del 41 bis come strumento di contrasto alla criminalità organizzata, che trova traccia nelle dichiarazioni all’uscita del carcere e in interviste rilasciate nei giorni seguenti. I vostri tentativi di buttare la palla in tribuna per difendere l’indifendibile sono sempre più goffi».

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