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Giustizia, Matteo Renzi si avvicina alle posizioni del governo Meloni

Christian Campigli
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Un nuovo, importante avvicinamento alle posizioni del governo. Su una riforma difficile, complessa e piena di insidie. Un ritorno al passato, quando la sinistra di Enrico Berlinguer ed Emanuele Macaluso era fortemente, orgogliosamente garantista. Un attacco diretto e senza sconti, alla magistratura politicizzata da un lato, al Movimento Cinque Stelle dall'altro. Ha sollevato un autentico polverone l'intervento al Senato di Matteo Renzi. “Scarpinato ha iniziato il suo discorso dandomi della faccia tosta perché si è sentito chiamato in causa dal mio passaggio sui magistrati che, in nome di una fantomatica trattativa, smentita da una sentenza della Corte di Cassazione, hanno costruito una carriera in magistratura prima e in politica poi. Vorrei che restasse agli atti del verbale - ha sottolineato il nativo di Rignano - che effettivamente mi riferivo esattamente a Roberto Scarpinato. Al collega Scarpinato vorrei ricordare che, prima di venire a dare del faccia tosta ai colleghi, dovrebbe venire a spiegare ai colleghi non solo le sue strane frequentazioni con il dottor Palamara ma anche il suo atteggiamento del tutto folle nei confronti delle istituzioni di questo Paese, come sa il Presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano. Per me Scarpinato si deve vergognare”.

 

 

 

Il leader di Italia Viva dimostra, per l'ennesima volta, che la battaglia sulla riforma del sistema giudiziario va avanti. E che, in molti punti (separazione delle carriere, 41 bis, responsabilità civile dei magistrati) è molto vicino al governo Meloni. Non è un caso che la prefazione del libro “Il Mostro” sia stata scritta dall'attuale Guardasigilli, Carlo Nordio. Ma chi legge queste mosse dell'ex sindaco di Firenze solo a destra sbaglia. Renzi vuole costruire un centro autentico (missione nobile ma assai complicata in un sistema bipolare da oltre trent'anni), in grado di carpire alcune idee dai moderati, altre dai progressisti. È doveroso ricordare come, prima di Tangentopoli, il Partito Comunista fosse un movimento garantista. Trasformatosi in manettaro durante il regno di Massimo D'Alema, nella speranza che una parte della magistratura fermasse la scalata di Silvio Berlusconi. Quel vertiginoso spostamento ha poi prodotto i Vaffa-day e, infine, i Grillini. Che oggi rappresentano il punto più lontano dalla sinistra degli anni Settanta. Quella di Berlinguer e Macaluso. 

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