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Meloni va in Libia e strappa un accordo storico sul gas. Stretta sui flussi di migranti

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Un accordo "storico" da 8 miliardi di dollari per aumentare la produzione di gas proveniente dalla Libia e un "potenziamento" della cooperazione con Tripoli per la gestione dei flussi migratori. Sono soprattutto questi i risultati che la premier Giorgia Meloni rivendica al termine della missione nel paese nordafricano, condotta insieme ai ministri degli Esteri e dell'Interno, Antonio Tajani e Matteo Piantedosi. Una trasferta che la presidente del Consiglio giudica "positiva" perché sono stati "siglati importanti accordi su cooperazione, energia e contrasto all'immigrazione irregolare. Abbiamo inoltre espresso piena disponibilità a favorire il percorso verso legittime elezioni" e per la "stabilizzazione della Libia".

 

 

Appena sbarcata a Tripoli, Meloni ribadisce chiaramente la sua linea: "L'Italia vuole giocare un ruolo importante anche nella capacità di aiutare i paesi africani a crescere e a diventare più ricchi. Una cooperazione che non vuole essere predatoria, ma vuole lasciare qualcosa nelle nazioni", spiega durante l'incontro con la delegazione guidata primo ministro del Governo di unità nazionale libico, Abdel Hamid Al-Dabaiba. Poi, nella conferenza stampa congiunta, sottolinea che la sua visita "dimostra che la Libia è una priorità per l'Italia, per la stabilità nel Mediterraneo, per la sicurezza italiana e per una delle grandi sfide che l'Europa affronta come la crisi energetica”. Quindi ribadisce "la piena disponibilità italiana a favorire il legittimo e richiesto percorso per la celebrazione di elezioni e per una stabilizzazione del quadro libico", anche per "evitare che alcune influenze esterne lavorino per destabilizzare il quadro".

 

 

Ma, soprattutto, alla premier non sfugge che "la Libia è per noi un partner economico assolutamente strategico". Lo dimostra l'accordo siglato alla sua presenza dagli amministratori delegati di Eni, Claudio Descalzi, e della National oil corporation (Noc), Farhat Bengdara: prevede un investimento di 8 miliardi di dollari per lo sviluppo del progetto strategico 'Strutture A&E', volto ad aumentare la produzione di gas per rifornire il mercato interno libico, oltre a garantire l'esportazione di volumi in Europa. Consiste in due giacimenti, chiamati Struttura A e Struttura E, situati al largo della Libia, dove la produzione di gas inizierà nel 2026. "Un passaggio storico nella lunga e proficua collaborazione tra Italia e Libia", lo definisce Meloni, che rilancia il suo 'pallino' di "fare dell'Italia un hub di approvvigionamento energetico per l'intera Europa".

 

 

E a proposito di Europa, l'altra sfida da affrontare riguarda la gestione dei migranti, rispetto alla quale "per l'Italia rimane fondamentale la cooperazione" con la Libia "per il contrasto all'immigrazione irregolare", osserva la presidente del Consiglio, chiedendo all'Ue di "potenziare gli strumenti per combattere i flussi illegali", anche con "la cooperazione europea verso il nord Africa" - è il refrain di Meloni -, che può consentire "alle persone di crescere e di prosperare nelle loro nazioni". Intanto, la premier incassa un'intesa per "potenziare le capacità e la cooperazione con l'autorità libica in relazione alla guardia costiera". Il memorandum, firmato da Tajani, contempla "la consegna di 5 vedette finanziate dall'Ue", spiega il ministro. Mentre Piantedosi, dopo l'incontro con l'omologo ministro libico, annuncia "una task force congiunta, con una prima riunione a Roma", per collaborare "sui temi della gestione dei flussi migratori, della lotta al terrorismo e del contrasto al narcotraffico".

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