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Governo diviso sulla proroga ai balneari, Lega e Forza Italia non mollano

Alessio Buzzelli
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Il delicato dossier delle concessioni balneari, nelle ultime ore, è salito prepotentemente in cima all’agenda del Governo Meloni, generando più di qualche increspatura tra le forze di maggioranza, le quali, al termine di un vertice avvenuto martedì, hanno deciso di far slittare di qualche mese i termini per esercitare la delega sul riordino del demanio marittimo. Nessuna proroga, dunque, per le attuali concessioni in scadenza il 31 dicembre 2023, come previsto inizialmente da alcuni emendamenti al decreto Milleproroghe presentati da Forza Italia e Lega: la maggioranza di Governo ha infatti deciso di istituire in tempi brevi un tavolo interministeriale, attraverso il quale aprire un confronto tra i vari dicasteri e le associazioni dei balneari, per cercare di risolvere la questione trovando la più ampia sintesi possibile. «Durante l’incontro-  si legge nella nota conclusiva della riunione - il governo ha illustrato alla maggioranza le ultime novità emerse dall'ordinanza della Corte di giustizia europea del 16/01/2023 e si è convenuto di istituire un tavolo interministeriale, nonché di aprire un immediato confronto con le categorie e le istituzioni interessate. Pertanto – conclude la nota - è necessaria una proroga per l'esercizio da parte del governo della delega».

 

 

Un modo, insomma, per avere un po’ di tempo a disposizione per una riforma seria del settore e giungere a quella «soluzione strutturale» invocata dallo stesso premier Meloni appena qualche giorno fa durate la sua missione ad Algeri. Una soluzione che dovrà però essere il frutto di un compromesso tutt’altro che semplice tra diversi attori, ciascuno con le proprie esigenze: da una parte l’UE, ferma nella sua rigida contrarietà a una qualsivoglia proroga delle concessioni, come ribadito dalla recente ordinanza della Corte di Giustizia; dall’altra, le forze di maggioranza in cerca di un equilibrio, compatte sì sulla difesa dei balneari, ma apparentemente scollate sulle modalità con cui portarla avanti; in mezzo, oltre 30mila imprese, il cui destino, ancora una volta, sembra essere segnato dall’incertezza. E nonostante il centrodestra, nel frattempo ricompattatosi, si sia detto unanimemente soddisfatto per quanto emerso durante il vertice di maggioranza di ieri, Forza Italia ha comunque deciso di non ritirare i propri emendamenti, che prevedono la proroga di 12 mesi per le concessioni in essere: «Gli emendamenti ci sono - ha chiarito Gasparri - ma le decisioni si prendono quando verranno esaminati e decisiva sarà l’opinione delle categorie interessate».

 

 

Una scelta, quella degli azzurri, che comunque non avrebbe minato alle basi l’unione d’intenti della maggioranza, come ribadito anche dal capogruppo della Lega in Senato Massimiliano Romeo, che ha parlato di «soddisfazione per l’esito della riunione», in quanto in continuità «con l’idea che la Lega ha avuto da sempre di coinvolgere in un tavolo interministeriale tutti gli attori coinvolti, per arrivare a un riordino della materia». Sul fronte balneari, invece, se alcune tra le associazioni di categoria, soprattutto le più grandi, si sono già dette pronte a sedersi al tavolo proposto dal Governo, altre hanno deciso di partecipare «dal di fuori», come il Comitato Popolo Produttivo (sigla che rappresenta 10 categorie per un totale di 900mila posti di lavoro, tra cui quella dei balneari). «Lavoreremo ad una soluzione da fuori - ha spiegato Claudio Maurelli, rappresentante categoria balneari nel CPP -, fermo restando la fiducia incondizionata verso chi fino ad oggi ha sostenuto la nostra battaglia, cioè Fratelli d’Italia. La necessità di trovare una sintesi politica è ovviamente comprensibile, ma noi saremo inflessibili nella difesa dei piccoli imprenditori balneari. Perché - ha aggiunto Maurelli - questa battaglia si vince davvero solo se riusciamo a tutelare i piccoli imprenditori. Quelli grandi sanno difendersi tranquillamente da soli».

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