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Regionali Lazio, Rocca al contrattacco: "Basta fango dalla sinistra"

L'ex presidente Cri: "Il Pd non mi faccia la morale: Scalfari nel 1942 era fascista". Ed è polemica

Daniele Di Mario
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«Basta fango dalla sinistra». Dopo giorni in cui ha preferito non rispondere agli attacchi personali, Francesco Rocca decide di rispondere colpo su colpo. Sia sul suo passato giovanile, sia sul proprio rapporto con il fratello, che attraverso alcuni post sui social (ripresi da alcuni quotidiani) non ha risparmiato allusioni nei confronti del candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio.

Rocca sui rapporti con il fratello preferisce glissare: «è una questione privata, familiare, non abbiamo rapporti da anni», spiega a margine della conferenza stampa con Alternativa Popolare, partito che ufficializza il sostegno alla sua candidatura a governatore.

 

L'ex presidente della Croce Rossa, però, non ci sta a subire attacchi personali dalla sinistra, soprattutto sulla condanna a 3 anni e 7 mesi per spaccio di eroina subìta quando era ragazzo. Circostanza mai negata da Rocca, anzi usata per dimostrare come nella vita ci sia sempre la possibilità di cambiare strada e di avere successo rialzandosi dai propri errori. «È ovvio che quando scendi nell'agone politico ognuno deve misurarsi con la sua storia, con i suoi errori ma anche, consentitemelo, con i miei successi - spiega il candidato del centrodestra - Alla sinistra che utilizza questo strumento della macchina del fango mi permetto di ricordare solo una cosa e lo dico senza polemica, perché ritengo sia stata una delle figure morali più importanti nella nostra storia recente: nel 1942 Eugenio Scalfari militava nel Partito nazionale fascista e rispetto a quando ha fondato Repubblica è passato un periodo più breve rispetto a quello che è passato dal mio errore di gioventù. Un errore grave, ma un errore di gioventù e credo fosse grave anche quello del '42.

 

Nessuno però si è sognato di non riconoscere a Scalfari il cammino che aveva fatto e le differenze che in quel cammino si erano create».
Parole che inevitabilmente scatenano polemiche. «Caro Rocca, perché parli di macchina del fango della sinistra?

Chi sta tirando fuori i tuoi trascorsi da spacciatore di eroina con dei narcotrafficanti nigeriani è tuo fratello. Forse fareste bene a chiarire in famiglia e smettere di usare i giornali per lavare i panni sporchi», dice il segretario del Pd Roma Andrea Casu. Ancora più duro Esterino Montino, sindaco dem di Fiumicino: «Le questioni private della famiglia Rocca non ci riguardano né ci interessano: dovrebbero chiarirle tra loro, ma non è certo la sinistra che le ha messe sul piatto. Quello che ci interessa è invece la vita pubblica del candidato alla Regione del centrodestra. E, certo, le cose emerse in questi giorni sui trascorsi di Francesco Rocca tutto sono tranne che adatti al profilo che dovrebbe avere il presidente di una Regione come il Lazio.
Paragonarsi a Scalfari, che ebbe la tessera del Partito Nazionale Fascista dal '42 al '43, manifesta la totale pochezza che abbiamo davanti.

Bisognerebbe ricordare che in quegli anni c'era una dittatura, quella fascista, e che se non avevi la tessera del Pnf non lavoravi. Scalfari fu espulso dal Pnf perché era stato lui ad accusare i gerarchi di partito delle speculazioni fatte sulla costruzione dell'Eur». Ma Rocca non la fa passare.

 

«Montino è particolarmente nervoso, probabilmente perché a breve i suoi concittadini si esprimeranno circa la sua pessima amministrazione di Fiumicino. Non ho certo la pretesa di paragonarmi alla figura di Eugenio Scalfari, ma non ne sono degni eredi figure come Montino che dimostrano di avere una morale a corrente alternata. Gli consiglio, come prossima attività, di avviare nella sua amata Capalbio un'impresa di costruzione di cucce per cani, rispetto alle quali ha mostrato una grande competenza e perizia», dice Rocca, che, come detto, incassa il sostegno di Alternativa Popolare, che candiderà alcuni propri esponenti nella lista civica. «Alternativa Popolare è un partito con una storia che parte da lontano - spiega Stefano Bandecchi, presidente del partito - La nostra anima, appartenendo al Ppe, è liberale e abbiamo fatto delle chiare scelte in Lombardia e Lazio. Il Lazio è immobile da vent' anni ed è arrivato il momento di dare una svolta. Abbiamo scelto Rocca per i suoi valori, con la volontà precisa di creare una soluzione di differenza. Crediamo in un nuovo spirito liberale per la regione». Rocca dal canto suo annuncia che i nomi della lista civica e il programma saranno presentati nei prossimi giorni, mentre la giunta verrà resa nota solo dopo il voto. «I nomi che usciranno saranno inventati», assicura.

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