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Burocrazia, giustizia, fisco e blocco navale: le priorità nel 2023 di Meloni

Dario Martini
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«Ci sono grandi riforme da fare su fisco, giustizia, burocrazia e presidenzialismo. Siamo già al lavoro su tutte queste materie perché noi non perderemo tempo». Giorgia Meloni indica quattro priorità, le sfide più grandi che il governo intende affrontare all'inizio del nuovo anno. Poi ne aggiunge una quinta: «Una missione europea in accordo con le autorità del Nord Africa per fermare le partenze, valutare di aprire in Africa gli hot spot dove valutare chi ha diritto di essere rifugiato e chi no, e poi redistribuire tra i Paesi Ue gli aventi diritto». È quello che a volte, per semplificare, viene chiamato blocco navale. In realtà è molto di più. Non sarà affatto facile convincere gli altri Stati a collaborare. Il premier spiega che su impulso del governo italiano il progetto sarà affrontato nel prossimo Consiglio europeo di febbraio. Meloni affronta questi temi nella rubrica video "Gli appunti di Giorgia" che pubblica periodicamente su Facebook. Sulle riforme che riguardano fisco, burocrazia, presidenzialismo e giustizia non fornisce ulteriori dettagli. Ma la direzione in cui si muoverà il governo è stata già anticipata in varie occasioni.

 

 

Per quanto riguarda la giustizia il governo si occuperà di varie questioni. A partire dall'abolizione del reato di abolizione d'ufficio. Nei giorni scorsi il Guardasigilli Carlo Nordio ha annunciato che il tema sarà affrontato entro le prime due settimane di gennaio. Poi si passerà alle intercettazioni. È stata la stessa Meloni, durante la conferenza di fine anno, a sottolineare come l'obiettivo del governo «non sia privare la magistratura dello strumento delle intercettazioni», ma «occorre evitare abusi ed evitare il cortocircuito nel rapporto tra media e intercettazioni senza alcuna rilevanza penale che finiscono sui giornali solo per interessi politici o altro». Snellire il mastodontico apparato burocratico sarà una delle imprese più difficili. Per il ministro della Difesa, Guido Crosetto, bisogna «intervenire con il machete» senza guardare in faccia a nessuno. «Sono pienamente d'accordo», replica il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che aggiunge: «È necessario combattere la cattiva burocrazia, spesso frena allo sviluppo del Paese. Lavoriamo con impegno valorizzando le professionalità del comparto pubblico per dare servizi a cittadini e imprese più semplici, veloci ed efficaci». Zangrillo ritiene che lo Spid non vada abolito, perché «ciò che funziona non si cancella».

 

 

In realtà su questo tema il dibattito nel governo è aperto. Il sottosegretario all'Innovazione, Alessio Butti, propone di sostituirlo con la carta d'identità elettronica. È probabile che alla fine si scelga di mantenere lo strumento dello Spid, apportando però delle modifiche migliorative. Il capitolo del fisco probabilmente è quello che interessa di più agli italiani. Il 2023 potrebbe essere l'anno in cui anche i dipendenti, sia privati che pubblici, verranno coinvolti nella flat tax. Due giorni fa Meloni ha spiegato che si terrà conto dei nuclei familiari. Questo è il caposaldo della riforma dell'Irpef proposta dalla Lega in campagna elettorale: ridurre la tassazione ai nuclei familiari con un reddito lordo fino a 70mila euro, applicando aliquote più basse a seconda del numero dei figli a carico. Con l'obiettivo, in una fase successiva, di far pagare il 15% a tutti.

 

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