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Pd a rischio scissione. Zanda lascia il comitato e Castagnetti guida la rivolta dei Popolari

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Luigi Frasca
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Non c'è pace per il partito Democratico, alle prese con l'organizzazione delle primarie per eleggere il nuovo segretario e con la stesura della nuova costituente. Dopo lo scrittore Maurizio De Giovanni, anche Luigi Zanda ha infatti lasciato il comitato. «Non ho condiviso la scelta di chiamare "costituente" quella commissione di lavoro in cui sono stato inserito, senza essere stato consultato - ha spiegato - Ho partecipato alle prime riunioni e poi ho dovuto rassegnare le dimissioni».

«Non ho condiviso, al di là dei contenuti, in modo radicale il metodo - ha continuato - Aveva ragione Emanuele Macaluso quando diceva che il Pd è stato fatto in fretta. È nato senza un'analisi per cui i due partiti fondatori fossero in crisi di consensi e proprio quella crisi è stata forse la spinta maggiore a trovare l'unità. È mancato un approfondimento e forse questo sta alla base di una crisi che abbiamo sempre rimandato nel tempo. Sarebbe stato meglio fare una conferenza nazionale, lunga anche un anno, e che il partito potesse avere una fase di passaggio in cui si analizzano le ragioni della nostra crisi». Una dichiarazione alla quale è seguita poi la minaccia della componente dei Popolari di abbandonare il partito se si continua a lavorare a una costituente «troppo di sinistra».

Paola De Micheli, candidata alle primarie ha provato a ricucire il possibile strappo. «Condivido le preoccupazioni espresse dai Popolari nell'ambito del percorso congressuale. Occorre preservare la continuità valoriale e le ragioni fondative del Partito Democratico sintetizzate dall'incontro tra le storiche culture riformiste del nostro Paese, quella cattolico democratica e della sinistra socialista e comunista». «Credo che tutti i candidati alla guida del Partito Democratico debbano farsi garanti - ha proseguito della continuità dei valori alla base della nostra azione politica, fissati nella Carta del 2007 quando il nostro partito è stato fondato. Sono convinta che quella cornice ideale, che contempla anche il cattolicesimo democratico, non possa essere messa in discussione. Voglio altresì sottolineare che in questo congresso dobbiamo compiere scelte fondamentali su questioni che non hanno minore rilevanza, la declinazione nella realtà concreta di quei valori e un modello organizzativo rinnovato, in grado di rigenerare la partecipazione degli iscritti».

Intanto si va lentamente organizzando attorno al nome di Elly Schlein la sinistra del Partito democratico. La candidata alla segreteria dem ha annunciato di aver chiesto a Francesco Boccia di «entrare nella squadra a coordinare le relazioni politiche della nostra mozione». Un passaggio che potrebbe sbloccare la situazione dentro la sinistra del partito, con esponenti di spicco come Andrea Orlando e Gianni Cuperlo che non hanno ancora sciolto la riserva sul candidato da sostenere. Lo stesso Orlando potrebbe presto convergere verso la deputata dem per la quale aveva già speso parole di elogio per le posizioni espresse sui temi del lavoro edel cambiamento nel modello di sviluppo. 

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