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Pd diviso anche sulla pace. Letta in piazza a Roma, ex renziani a MIlano

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Gaetano Mineo
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Il Partito democratico sprofonda sempre più nelle sabbie mobili. Enrico Letta continua a non decidere. I Dem sono divisi anche sulle manifestazioni sulla pace. Nessuna rotta fissata dal capo del Nazareno, tranne attaccare puntualmente il governo Meloni e a marzo fare il congresso per il suo successore. Quanto basta per aver trasformato il partito in un vulcano pronto a esplodere.

I primi lapilli arrivano dal coordinatore dei sindaci Dem. «Sveglia Pd! Sembriamo congelati, serve una scossa», sbotta Matteo Ricci, secondo cui, «la fase costituente deve essere immediata e profonda, no perdite di tempo». «Immediata», è una parola grossa se per fare un congresso occorrono sei mesi. Eppure, Letta continua a ripetere che «il Pd è l'unica forza a fare un congresso».

 

Non è così. Statuto alla mano, anche Azione di Calenda prevede un congresso, come Sinistra italiana, e nel centrodestra, sia la Lega, sia Fratelli d'Italia e sia Forza Italia prevedono nel loro statuto la convocazione di un congresso nazionale per l'elezione dei vertici del partito. Un fatto è certo, rifiutando l'alleanza con i Cinque Stelle, Letta ha sancito la sconfitta della sinistra. Per il resto, il segretario Pd non ha neanche deciso se restare nei Dem o tornare in Francia. I suoi gli consigliano di sostenere Anna Ascani alla segreteria. Vedremo.

Intanto, oggi Letta è in piazza con l'elmetto trai pacifisti. «Abbiamo messo in conto i fischi, mala nostra posizione è giusta e in linea con la storia della sinistra italiana», spiegano dal Nazareno. Non sappiamo se quando parla di «fischi», il Nazareno intende ricordare quel Letta che ha votato a favore delle armi all'Ucraina quando il Pd stava al governo Draghi, mentre oggi scende in piazza per il disarmo.

 

I Dem saranno sia alla manifestazione di Roma, sia a quella di Milano. Due città, due piazze, ma soprattutto due modi diversi di intendere e chiedere la «pace». A Roma, la manifestazione, promossa dalla coalizione Europe for peace, chiede di «fermare la guerra e avviare subito un negoziato internazionale di pace». A Milano, invece, saranno in piazza «per sostenere il popolo ucraino e la sua resistenza», manifestazione organizzata dal Terzo polo. Ma nel capoluogo lombardo, è nutrita anche la delegazione Pd: oltre al sindaco di Bergamo Giorgio Gori (in video), ci saranno il senatore, coordinatore di Base riformista, Alessandro Alfieri, e la consigliera regionale Carmela Rozza. Nel frattempo, non si arresta la guerra fratricida al Nazareno. Tornano finanche i rottamatoti. Brando Beniniani, capogruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, infatti, ha lanciato «Coraggio Pd», un'assemblea di under 40 pronta per rilanciare il partito, cacciando via la vecchia «nomenclatura» che «non ha più credibilità».

C'è poi chi sostiene che, con congresso a marzo e primarie, lo stesso Letta ha già azzoppato Stefano Bonaccini, aspirante capo partito. Più che eloquente, l'irritazione del governatore dell'Emilia Romagna. «La mia preoccupazione -dice Bonaccini- è che di fronte a una destra che in meno di 24 ore dà vita a un governo, un partito che ci mette sei mesi per scegliere un segretario temo che non sia molto in sintonia con i tempi e i problemi dei cittadini italiani». E ancora mancano cinque mesi... 

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