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“Non è più all'opposizione". Guerra senza tregua tra Renzi e il Pd: stampella di Meloni

Christian Campigli
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La stampella di soccorso. Pronto ad andare incontro alle richieste della maggioranza e, se necessario, sostituire Forza Italia. Qualora Silvio Berlusconi dovesse nuovamente alzare il tiro con Giorgia Meloni. È un'analisi impietosa e che, verosimilmente, lascerà degli strascichi quella tracciata dal dem Andrea Orlando, intervenuto questa mattina alla trasmissione televisiva Omnibus, in onda su La7. “Mi sembra evidente quale sia il disegno di Renzi, non so se si possa più annoverare tra le forze di opposizione. Uno che interviene al Senato nel giorno della fiducia al Governo e attacca le opposizioni anziché fare dei rilievi al Governo si colloca da solo”.

 

 

Il riferimento, nemmeno troppo velato, è al discorso con il quale il nativo di Rignano, in Senato, ha bacchettato senza troppi complimenti il suo ex partito. Reo di essere molto attento alla forma (il/la presidente, il colore della giacca e il solito, lagnoso riferimento al fascismo) e poco alla sostanza (incalzare il centrodestra sul taglio delle tasse, sull'accoglienza agli immigrati, sul caro bollette). Il leader di Italia Viva ha però toccato anche un altro tema, che rappresenta letteralmente il fumo negli occhi per chi ha il cuore che batte a sinistra: ha aperto alla riforma costituzionale in senso semi presidenziale.

 

 

Un'idea, quella di fornire maggiori poteri al Presidente del Consiglio e di farlo eleggere direttamente dai cittadini giudicata come una pessima idea dal Grillino Roberto Scarpinato. “Mettere mano alla Costituzione per instaurare una Repubblica presidenziale, in un Paese di democrazia fragile ed incompiuta, in un Paese nel quale non esiste purtroppo un sistema di valori condiviso, potrebbe rivelarsi un abile espediente per una torsione autoritaria del nostro sistema politico per far rivivere il vecchio sogno neofascista dell'uomo solo al comando nella moderna forma della cosiddetta democratura o della democrazia illiberale”. Al contrario, da sempre Renzi è a favore di un modello simile a quello francese, che, nel programma di Iv, ha denominato “Sindaco d'Italia”. Parole diverse, ma concetti simili a quelli sognati dal popolo di destra. Una convergenza che potrebbe aprire a scenari nuovi e allontanare, definitivamente, l'ex sindaco di Firenze dal Pd e dalla sinistra.

 

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