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Il governo pensi a evitare i distacchi di energia alle famiglie. L'analisi di Paragone

Gianluigi Paragone
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Se non facesse questo caldo, persino anomalo ad ottobre, diciamo che saremmo nei guai. Ma siccome prima o poi le temperature sono destinate ad abbassarsi e dovremo tirare fuori i giacconi, faremmo bene a capire come dovremo muoverci non soltanto per non morire di freddo ma anche per non svuotare il conto in banca in bollette proibitive.
Dopo mesi a discutere di prezzo al tetto del gas come fosse il miracolo salvifico, ci ritroviamo a fare i conti con un altro bel pezzo della solita retorica europeista, buona per il canzoniere di euro-lodi e peana a prescindere.

 

Il tetto al prezzo del gas già convinceva poco prima, adesso è proprio una colossale presa per i fondelli che dovrebbe quanto meno svegliare i laudatores sulla reale consistenza dell'Unione europea quando in ballo ci sono gli interessi delle economie nazionali. In poche parole, chi può si mette in protezione pensando ai propri cittadini e alle proprie imprese. Così ha fatto la Germania mettendo sul piatto 200 miliardi indue anni e negoziando da sola le quote di gas chele servono e al prezzo migliore possibile.

Lo stesso fanno anche quei Paesi Ue che resistono alla chiusura finanche del più striminzito degli accordi sul price cap, con il benestare di quella Norvegia, che pur non facendo parte dell'Unione europea è pur sempre un Paese del Vecchio continente tanto da essere diventato il primo player dopo le sanzioni alla Russia. Insomma, l'unica regola che sta reggendo nell'attuale emergenza è la solita «mors tua, vita mea».

 

E arriviamo così ai fattori di casa nostra. Il numero di cittadini che sta ricevendo telefonate di disdetta unilaterale del contratto della luce o del gas sta diventando preoccupante, così come le segnalazioni di quanti denunciano fideiussioni pesanti a garanzia della sottoscrizione di nuovi accordi. Crogiolarsi (come in parte si sta facendo) sulla leggera riduzione delle prossime bollette non lenisce e non lenirà le modifiche che i gestori stanno mettendo in pratica «per eccessiva onerosità sopravvenuta della prestazione», alle quali andranno aggiunti i rincari dell'acqua, considerato che gli acquedotti sono grandi consumatori di energia elettrica.

 

Non solo. I rincari ele modifiche contrattuali (spesso appunto accompagnate da garanzie che non fanno dormire la notte) non sono uguali per tutti, accentuando le stesse disparità che ogni crisi allarga. Il prossimo governo si troverà presto di fronte alla scelta di dover salvare le famiglie impossibilitate a pagare le bollette e quindi col rischio di subire il distacco dell'energia o quella di dare ragione ai gestori energetici che staccheranno i contatori. Una delle due ovviamente comporterà una spesa pubblica. Io penso che staccare i contatori debba essere una opzione assolutamente da evitare, anche a costo di dover rivedere le politiche di liberalizzazione di questi settori strategici. Pazienza se le pseudo-ragioni mercato stavolta non terranno l'impatto di una crisi sociale già ammalorata da altri fallimenti neoliberisti, lavoro in testa.

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