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Pd nel caos: "Ora con il M5s", "Renzi torni a casa". Dem spaccati sul futuro

Christian Campigli
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Ad un passo dal baratro. Dalla fine di un'esperienza che, in forme diverse, si protrae  da un secolo. Il Partito Democratico è ad un bivio: i pessimi risultati elettorali (un milione di voti in meno rispetto al 2018) e la decisione di Enrico Letta di non ripresentarsi al congresso come candidato alla segreteria, impongono decisioni urgenti. E drastiche.

 

In questi giorni, oltre alle patetiche schermaglie personali, piccinerie da sagra della ficattola, si stanno confrontando due schemi, antitetici tra loro. Due prospettive, per portare i dem fuori dalla ztl e dai salotti in collina. Detto che l'alleanza con la sinistra radicale è stata bocciata senza appello dal popolo progressista, ad oggi vi sono due strade da imboccare: o tornare al campo progressista e creare una coalizione allargata anche ai Cinque Stelle o corteggiare Renzi e Calenda.

 

La sintesi di questa dicotomia è rappresentata da Roberto Speranza e Andrea Marcucci. Il primo, in un'intervista al Corriere della Sera, ha sponsorizzato l'intesa con Giuseppe Conte. “Ho sostenuto Letta. Abbiamo pagato il fatto che le forze che governavano insieme nel Conte II sono andate divise in tre proposte diverse, come se ci fosse una legge proporzionale. La prima forza progressista siamo noi. Ma è un bene che i Cinque Stelle abbiano scelto in maniera più compiuta la collocazione dentro questo campo. L’alternativa dobbiamo costruirla anche con loro. Non dimentichiamo che con Conte e il Terzo polo abbiamo già governato insieme”.

 

Di tutt'altro avviso l'ex candidato nella ex roccaforte rossa di Livorno. “Dopo il Quirinale, era pressoché scontato che Conte guardasse in una direzione diversa dalla nostra – sostiene Andrea Marcucci in un'intervista al quotidiano L'identità - Alternative? Piani B? Neanche l’ombra. Si è visto anche durante la trattativa con Carlo Calenda, che poteva chiudersi con il coinvolgimento di Matteo Renzi. Non si può fare politica seguendo il risentimento personale. Un errore questo veramente da matita rossa. Ora Renzi torni a casa”. Dal risultato di questo confronto, emergerà il futuro del Partito Democratico.

 

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