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Enrico Letta vara le liste e tra i dem scatta il terremoto rinunce. Nel Pd scoppia il caos

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Sospetti e recriminazioni, contenti e delusi, esclusi e riconfermati di lusso. Come sempre accade, le liste elettorali lasciano sempre un po' di amaro in bocca. Il Pd ha varato a tempo di record rispetto agli altri partiti le liste ma la direzione del partito di Ferragosto, convocata in tarda serata dopo ben due rinvii, si porta con sé un post infarcito di polemiche.

Oltre all’esclusione di Luca Lotti e alla rinuncia alla candidatura di Alessia Morani, due ex renziani, fa rumore Monica Cirinnà, paladina dei diritti civili, che alla fine ci ripensa e correrà comunque: «Il partito nazionale ha deciso di darmi una schiaffo, mettendomi su un collegio uninominale dato perdente dai sondaggi, difficile, senza paracadute e senza che io lo sapessi», ma «farò questa battaglia per salvare l’Italia da una destra oscurantista e dai fascisti». E ancora: «Letta chiacchiera di occhi di tigre. Io li tiro fuori». Non c’è stato spazio, invece, fra gli altri, per il costituzionalista Stefano Ceccanti e per Valeria Fedeli.

Tra i seggi in bilico anche quello di Enzo Amendola (sottosegretario agli Affari europei del governo Draghi) che ha trattato in sede Ue il Pnrr. Amendola correrà nel collegio 1 del Senato in Campania al terzo posto. Una posizione a rischio, insomma, che avrebbe portato il sottosegretario a una seria riflessione. Per scongiurare l’ipotesi di una rinuncia Enrico Letta è stato a colloquio a lungo con lui a Roma. Il segretario - sottolineano fonti del Nazareno - ha rivolto ad Amendola «un appello a nome di tutta la comunità dem ad accettare, visto anche il fatto che l’Europa sarà centrale nella campagna elettorale».

A rischio c’è anche Filippo Sensi, ex portavoce di Paolo Gentiloni, che sarà candidato all’uninominale e in terza posizione al proporzionale Lazio 2. Per l’esponente dem, tuttavia, nessuna rinuncia all’orizzonte. Così come si è detto pronto alla sfida pure Emanuele Fiano, in corsa per il Senato a Milano in «un collegio difficile se non peggio, nel senso che i sondaggi lo danno vincente per il centrodestra». Invece, è giallo in Toscana su Tommaso Nannicini e Caterina Bini. Nelle liste dem non mancano i big e le new entry. In corsa alle politiche in posizione top quattro under 35, Marco Sarracino, Caterina Cerroni, Raffaele La Regina e Rachele Scarpa, a cui si aggiunge la milanese Silvia Roggiani, under 40. «Scegliere cinque giovani capilista per una legislatura in cui metteremo i giovani al centro delle politiche del lavoro e dell’istruzione. Per evitare che i giovani italiani continuino ad andarsene», twitta Letta che sarà a sua volta capolista alla Camera in Lombardia e in Veneto.

Il ministro della Cultura Dario Franceschini coprirà la stessa posizione al Senato in Campania dove correrà invece per la Camera il titolare della Salute, Roberto Speranza. Fra i capilista in Lombardia compaiono Lorenzo Guerini, Carlo Cottarelli e la capogruppo dem al Senato, Simona Malpezzi, mentre Debora Serracchiani, presidente dei deputati dem, è in cima alla lista in Piemonte e Pier Ferdinando Casini è il nome scelto per l’uninominale del Senato in Emilia-Romagna. Fra i candidati di lusso ecco anche il virologo Andrea Crisanti nella circoscrizione Europa, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, alla Camera e Laura Boldrini, capolista in Toscana.

Ma a tenere banco sono soprattutto le polemiche scatenate dagli esclusi. A partire da Lotti, ex renziano di Base riformista, che su Facebook sbotta: «La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche». «Potevo imporre persone "mie" ma non l’ho fatto perché il partito è comunità», d’altro canto, le parole in direzione di Letta con riferimento alla preparazione delle liste nel 2018 al Nazareno a cura dell’allora segretario Matteo Renzi. Che oggi, da leader di Iv, risponde a distanza per le rime: «A me pare che - dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste - la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre». Non resta che attendere.

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