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Cisl, parla Luigi Sbarra: “Ora bonus di 200 euro a precari e stagionali”

Mario Benedetto
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Nei giorni in cui si accedono in modo crescente i toni della campagna elettorale, Mario Draghi ha incontrato parti sociali e sindacati in vista del prossimo «decreto aiuti». Il premier ha confermato la volontà del governo di non abbandonare i lavoratori, i pensionati, le imprese. Dal canto loro, le parti sindacati hanno indicato richieste e formule per affrontare le contingenze socio - economiche che segnano la vita, professionale e non, di cittadini e lavoratori.
Luigi Sbarra, Segretario Generale della Cisl, tira le somme dell'incontro offrendo un'analisi dello scenario attuale e del prossimo futuro, rispetto alle esigenze del lavoro e dei lavoratori. Con alcuni passaggi importanti su prospettive di sviluppo industriale, concertazione e confronto con la politica e le istituzioni. E la volontà di superare rapporti e visioni dialettiche, in favore di politiche e azioni che vedano le esigenze delle parti convergere verso obiettivi e sfide effettivamente comuni.

Segretario Sbarra con che spirito e notizie esce dal confronto con il Presidente Draghi a Palazzo Chigi?
«Intanto va dato atto al Premier Draghi di aver onorato l'impegno assunto il 12 luglio di continuare il confronto con il sindacato. Ci è stata comunicata la disponibilità di mettere in campo un provvedimento che mobiliterebbe circa 14 miliardi recuperati dall'assestamento di bilancio per prorogare alcune misure di sostegno al potere di acquisto di famiglie, lavoratori e pensionati, a partire dal taglio delle accise sui carburanti e dagli sconti in bolletta per le persone in difficoltà. Il Governo sta valutando anche una decontribuzione per aumentare il netto in busta paga dei lavoratori dipendenti e un anticipo per il secondo semestre del 2022 dell'adeguamento delle pensioni all'inflazione. Sono misure condivisibili ed importanti anche se sicuramente non sufficienti».

 



Avete parlato di nuovi aiuti necessari a livello sociale: quali secondo lei i principali destinatari? Dove pensa sia possibile reperire nuove risorse che possano garantirne la copertura?
«Guardi, le risorse non possono che sostenere la parte del Paese che sta soffrendo, famiglie, lavoratori, pensionati, piccole imprese. Abbiamo davanti mesi molto difficili: bisogna fare coesione, dare continuità e vigore alle misure varate fino a questo momento anche incrementando le risorse attraverso un ulteriore innalzamento della tassazione sugli extra profitti delle imprese energetiche, delle multinazionali della logistica e dell'economia digitale. Crediamo occorra prorogare il bonus di 200 euro ed estenderlo alle fasce ingiustamente escluse: lavoratori precari, operai agricoli stagionali, operatori dello spettacolo, insegnanti, somministrati. Sul piano fiscale, riteniamo fondamentale abbattere il cuneo sulla parte lavoro e rigorosamente nella componente dell'Irpef, come pure detassare i frutti della contrattazione di secondo livello, a cominciare dagli accordi di produttività e di welfare, dal lavoro notturno e festivo. Occorre alzare la soglia dei fringe - benefit defiscalizzati - ora ferma a 258 euro, e promuovere i rinnovi contrattuali pubblici e privati».

Domanda secca: a suo giudizio meglio la proroga dei duecento euro o il taglio dell'Iva sul carrello della spesa?
«Entrambe le misure sono necessarie, e rispondono ad esigenze diverse. La prima mette in campo uno strumento chiaramente non risolutivo, ma importante per dare una risposta di immediato pronto soccorso che raggiunge circa 30 milioni di persone. La seconda, se declinata in modo selettivo sulle le famiglie in difficoltà, ed estesa sia sui beni essenziali che su quelli di largo consumo, è in grado di far fronte a due priorità: il sostegno ai redditi deboli e il rilancio dei consumi».

 



Lavoro e futuro: che autunno ci troveremo ad affrontare?
«Lei ha più volte richiamato la necessità di un metodo responsabile e condiviso di confronto e concertazione, che superi ottiche e divisioni "tribali": proprio in ottica futura, è l'interesse collettivo a beneficiarne. Di fronte alle enormi incognite che si stagliano sul futuro, la Cisl si riconosce pienamente nel messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale. Ci vuole responsabilità e coesione. Non possiamo trasformare la campagna elettorale in una trincea. La sana dialettica tra schieramenti non deve degenerare in conflitto urlato, sterile, demagogico. Le tante emergenze vanno affrontate nella condivisione delle scelte strategiche. Gli effetti della guerra in Ucraina, la perdurante pandemia, la durissima inflazione con la conseguente perdita di potere d'acquisto di lavoratori e pensionati, non consentono vuoti decisionali».

È un messaggio rivolto alle forze politiche, nella loro totalità?
«Le dinamiche politiche non cambiano il bisogno di coesione e concordia che 18 mesi fa portò alla nascita del Governo Draghi. Una domanda che ha generato un prolifico dialogo sociale, che ha visto protagonista la Cisl e ha permesso di raggiungere molti e importanti obiettivi. Occorre dare continuità a tale spirito di corresponsabilità. Le società complesse si governano con il dialogo sociale, ricercando condivisione e consenso sociale. Di tutto ha bisogno il paese fuorché del ritorno alla politica degli slogan, dei veti incrociati, dei cesarismi che negli ultimi decenni hanno paralizzato l'Italia, impedendo innovazioni, riforme, investimenti strutturali».

 



La campagna elettorale riguarda i partiti ma "indirettamente" tutte quelle parti sociali coinvolte nel dialogo politico, che in questa fase si fa inevitabilmente più acceso: quali le vostre richieste?
«Di sostenere già dai prossimi giorni un'agenda sociale negoziata e conquistata dalle forze sociali riformiste. Una road map che risponde ai reali bisogni del Paese e prevede il rilancio di salari e pensioni con una nuova politica dei redditi che valorizzi le relazioni industriali ed estenda la contrattazione. Bisogna promuovere e generare uno sviluppo che dia nuove e solide opportunità di lavoro per giovani e donne, traguardare una riforma del fisco redistributiva e un modello previdenziale più flessibile e inclusivo entro la fine dell'anno. E ancora: politiche attive e formazione, nuove strategie industriali ed energetiche, investimenti e riscatto del Mezzogiorno, scuola, pubblico impiego, aiuto alla non autosufficienza, governance partecipata delle risorse europee, rispetto alle quali occorre in particolare incardinare in modo saldo il cammino dei 55 obiettivi collegati al PNRR da portare al traguardo entro dicembre».

Il sistema industriale reggerà di fronte a questa condizione di incertezza? Come può, e deve, essere sostenuto?
«Ci sono forti sofferenze nel sistema produttivo: Ilva, Alitalia, Tim con il rischio dello smembramento, c'è l'automotive e l'industria energivora alle prese con le necessarie trasformazioni tecnologiche e di sostenibilità ambientale. Per affrontare tutti questi dossier non possiamo aspettare che il nuovo Governo si insedi. Bisogna confrontarsi con i ministri competenti a prescindere dalla crisi. Il sindacato non va in ferie. Siamo disposti a lavorare anche ad agosto per risolvere i problemi del mondo del lavoro e delle pensioni».

Partecipazione: una parola chiave, al centro anche del vostro ultimo congresso. Su questo valore fondante, se effettivamente calato nella realtà, si può ricostruire un nuovo modello sociale...
«Il traguardo di una evoluzione partecipativa delle relazioni industriali è strategico. Bisogna dare spazio a modelli che diano ai lavoratori maggiore ruolo nelle decisioni e negli utili d'impresa. I tempi sono maturi per una norma-quadro che dia piena attuazione all'articolo 46 della Costituzione».

Siete fiduciosi rispetto all'ascolto delle vostre istanze da parte della politica ed ai prossimi scenari che si vanno delineando?
«Noi riteniamo che queste priorità debbano trovare giusta collocazione nel programma di qualunque Governo e, nel rispetto rigoroso del principio di autonomia, incalzeremo tutti i partiti a raccogliere questo compito storico. Continueremo a valutare i governi esclusivamente nel merito del loro operato, e non in base al colore politico di chili compone». 

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