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Crisi di governo, è caos tra i 5stelle. "Subito via i ministri" ma scatta la fronda contro Conte

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La crisi di governo ha già le sue prime tappe segnate, non il premier Mario Draghi che farà le sue comunicazioni al Parlamento mercoledì, dopo che il capo dello Stato ha respinto le sue dimissioni. Ebbene, i ministri del Movimento 5 Stelle potrebbero dimettersi prima di quella data. È l’ipotesi emersa nel corso di una riunione notturna tra Giuseppe Conte e lo Stato maggiore del Movimento, alla quale hanno preso parte - secondo quanto viene riferito - una quarantina di persone. Lo stato maggiore grillino è ormai riunito in modo quasi permanente da tre giorni. Conte è barricato nella sede di via Campo Marzio impegnato in colloqui frenetici con gli stessi ministri e i  capigruppo. 

 

Tra gli "schemi" di cui si è ragionato nella riunione anche quello che prevede di togliere la fiducia a prescindere, anche se Draghi - ipotesi tutta da vedere - dovesse decidere di restare. Nel vertice che riprende oggi non sono mancate frizioni e momenti di grande tensione, riporta Adnkronos.

 

Si gioca sulle differenze fomali. Conte ha detto che il voto dei 5 Stelle al dl aiuti non ci sarebbe stato in opposizione all'inceneritore a Roma ma il sostegno sarebbe rimasto con le risposte opportune da parte di Draghi al documento in nove punti targato M5S. Ma il vento in casa 5 Stelle sta cambiando, perché - è la convinzione che sta maturando soprattutto nei fedelissimi di Conte - il popolo grillino non capirebbe un doppio passo sulla fiducia, ovvero prima il no da duri e puri e poi il sì. Dunque no a un eventuale voto di verifica della maggioranza, magari preannunciando lo stop con un segnale forte, ovvero sfilando in anticipo la delegazione M5S al governo.

 

Ma non mancano i big che non condividono questa strategia, come Alfonso Bonafede e Chiara Appendino. I  critici chiedono una linea ben definita senza lasciare spazio all’improvvisazione. Il ministro Federico D’Incà ha ribadito ieri che il problema è a monte: non si doveva arrivare a questo punto, con il rischio di consegnare il Paese al centrodestra. Il capogruppo alla Camera Davide Crippa è arrivato ad accusare Conte di aver tagliato fuori il Consiglio nazionale dalla decisione dell’Aventino parlamentare, prendendola solo con i soliti noti, leggi i vicepresidenti. Dopo la telefonata con Draghi, per la quale la riunione era stata sospesa, Conte è tornato in consiglio "con la decisione in tasca".

 

"Se c’è l’ipotesi di ritirare la delegazione M5S al governo? Si è dimesso il presidente del Consiglio, di fatto è il governo dimissionario", ha detto il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, uscendo dalla sede del M5s in via di Campo Marzio.

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