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Poteri speciali alla Capitale, Annagrazia Calabria esulta: “Svolta epocale per Roma”

Pietro De Leo
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«Il Parlamento sta per compiere una svolta epocale: conferire a Roma i poteri e le funzioni in grado di metterla al passo delle altre capitale europee». Annagrazia Calabria, deputata di Forza Italia, affronta con Il Tempo i contenuti della proposta di legge costituzionale, di cui è relatrice assieme al collega Pd Ceccanti, che riforma i poteri di Roma Capitale. Siamo alla vigilia dell'ora X: lunedì, infatti, il provvedimento approderà in Aula alla Camera.

«Svolta epocale», suona quasi come una scommessa, considerando lo stato in cui versa la città. Perché con questa legge le cose potrebbero cambiare?
«Perché Roma avrà più autonomia legislativa e finanziaria e potrà contare sulle risorse necessarie a esercitarla. Sarà l'Assemblea capitolina, a maggioranza dei due terzi, a indicare le materie in cui intende esercitare la potestà legislativa esclusiva per offrire ai cittadini le giuste risposte, in relazione alle specificità della realtà economica, sociale e giuridica romana. Di fatto, Roma potrà acquisire poteri nelle stesse materie di una Regione, esclusa la sanità. E viene, inoltre, aperta la possibilità di una maggiore delega di funzioni ai Municipi. Così rispettiamo il principio di sussidiarietà creando le condizioni per una maggiore efficienza».

 



Andando nel cuore delle cose, quali conseguenze possono esserci per i cittadini?
«Saranno molteplici. Pensiamo ad un tema sociale molto importante, quello dell'edilizia popolare. Quando questa proposta entrerà in vigore, Roma potrà gestire in autonomia il dossier, superando i ben noti ostacoli burocratici che abbiamo conosciuto nel corso degli anni. E pensiamo anche ad altre materie che riguardano la competitività della città, come il turismo e i trasporti. Ora la città avrà modo di decidere, dalla metropolitana al Gra, fino alla navigazione del Tevere. Nel corso degli anni, abbiamo assistito troppe volte a rimpalli di responsabilità tra Regione e Comune che hanno impedito alla città di crescere e risolvere i problemi».

Tipo in un caso noto e doloroso, i rifiuti, su cui ora è polemica per la realizzazione del termovalorizzatore. Il Movimento 5 Stelle è contro, l'opera si farà?
«Sul dossier rifiuti, il sindaco ha già acquisito i poteri commissariali in vista del Giubileo del 2025. Per quanto riguarda il termovalorizzatore, abbiamo da subito manifestato il nostro consenso alla costruzione di un impianto e abbiamo anche presentato un emendamento in questo senso al decreto Aiuti. Siamo convinti, e non da oggi, che per completare il ciclo dei rifiuti a Roma serva un termovalorizzatore. Altrimenti saremo sempre costretti ad "esportare" la nostra immondizia in altri territori, con dispendio di risorse finanziarie, o a soffrire le conseguenze dei problemi nella raccolta che puntualmente si ripresentano. Il dramma accaduto a Malagrotta ha reso ancor più evidente l'esigenza di fare presto. Proprio per questo, il nostro coordinatore Antonio Tajani ha chiesto al governo di venire a riferire in Aula sull'incendio».

 



Roma negli ultimi anni è stata spesso ai margini del racconto pubblico. Spesso la stampa internazionale ha insistito su una città degradata, triste, in rovina. Questa legge può creare il presupposto per un cambiamento?
«Introducendo più possibilità di "fare", sicuramente sì. Fermo restando il nostro giudizio fortemente negativo sulle ultime amministrazioni che si sono succedute a Roma, c'è un dato che non si può ignorare: ancora oggi i primi cittadini della Capitale non hanno strumenti di intervento sufficienti al ruolo che la città ricopre. Certo, la qualità delle persone e dei programmi continuerà a fare la differenza, perché serviranno amministratori in grado di interpretare le possibilità che la riforma offre».

A proposito di politica, il contesto di unità nazionale sta favorendo una sintesi su questa legge?
«Il voto a larghissima maggioranza con cui la Commissione Affari Costituzionali ha licenziato il testo, denota una sensibilità comune rispetto a un obiettivo che non si può più rimandare. Abbiamo avuto una crisi economica dovuta al Covid, ora c'è un'altra fase difficile per via della guerra. Poi c'è la sfida del Pnrr. Un Paese che vuole riprendersi ha bisogno di una Capitale all'altezza. Questo è un principio che noi di Forza Italia abbiamo chiaro da tempo, quando già nel 2009 il governo Berlusconi volle una legge che desse a Roma uno status giuridico specifico e fondi adeguati. E anche oggi, la riforma costituzionale muove da una proposta di legge del nostro capogruppo Barelli. In questi anni, Roma è stata sempre per noi un tema qualificante.
Ora anche le altre forze politiche ci stanno dando ragione. Per questo confido che l'iter si completi in questa legislatura».

 

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