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È scontro sul salario minimo. Ignazio Visco dice sì, Renato Brunetta contrario

Angela Barbieri
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«Non vedo rischi di recessione tecnica. Il primo trimestre 2022 ha il segno più e, molto probabilmente, anche il secondo trimestre avrà il segno più. L'ottimismo e la fiducia sono fondamentali». Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, cerca di infondere fiducia sulle previsioni economiche per il nostro Paese. Intervenuto al "Live In Venezia di Sky Tg24", Brunetta ha commentato così i dati dei giorni scorsi sui conti economici trimestrali dell'Istat, per cui è stata rivista al rialzo la stima preliminare sull'andamento del Pil nel primo trimestre di quest' anno. Rispetto a un rallentamento congiunturale dello 0,2%, profilato a fine aprile, l'istituto ha effettuato una revisione al rialzo nella stima definitiva (+0,1%), che ha preso in considerazione l'apporto del comparto servizi, che nelle valutazioni preliminari era stato sotto rappresentato. La stima completa fa registrare, oltre a una crescita del Pil dello 0,1% in termini congiunturali, una del 6,2% in termini tendenziali.

 

 

Intanto, s'infiamma il dibattito sul salario minimo, mentre l'Ue stringe sulla direttiva e arriverà a un accordo politico probabilmente nella notte tra domani e martedì. «Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali», taglia corto il ministro perla Pubblica amministrazione dal palco del Festival dell'Economia di Trento. «Non buttiamo il bambino con l'acqua sporca e valorizziamo le nostre relazioni industriali - insiste - il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività».

 

 

Di altra opinione il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che partecipando all'altro Festival dell'economia, quello di Torino, qualche ora dopo risponde indirettamente al ministro: «Se ben studiato è una buona cosa, ci sono vari effetti positivi. Il rischio è se il livello è eccessivo. Non bisogna legare al salario minimo automatismi che possono costare». Spiega il numero uno di Palazzo Koch: «Diversi studi statunitensi dicono che il salario minimo in certe condizioni è favorevole all'occupazione. In Francia ad esempio è stato introdotto di recente. Il rischio sta nel livello, perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello e che hanno una produttività sostanzialmente in grado di non arrivare a quel livello lì, ma credo non sia una cosa così importante».

 

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