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Silvio Berlusconi "l'immortale", Monza in serie A e la nuova discesa in campo: il Cav pronto a stupire ancora

Daniele Di Mario
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Guai a dare per finito Silvio Berlusconi. C’è il serio rischio, anzi la certezza, di essere smentiti dagli eventi. L’impresa del Monza, che domenica sera ha centrato la prima storica promozione in serie A, è il paradigma della storia politica, imprenditoriale, sportiva - insomma personale - del Cav. Berlusconi e Galliani hanno preso tre anni e mezzo fa il club brianzolo centrando un traguardo impossibile. «L’obiettivo è salire in serie A in tre anni», disse il leader di Forza Italia. Detto, fatto. Alla faccia di quanti, dopo la dolorosa cessione del Milan, potevano immaginare che Berlusconi, dato allora per finito, potesse tornare in serie A. Ora il Monda s’appresta a una campagna acquisti spettacolare e c’è da giurare che il club guidato dalla dirigenza più titolata del calcio italiano avrà le carte in regola per replicare i successi di altre provinciali di lusso, come Sampdoria e Parma. «Scudetto? L’ho detto ridendo. Era una boutade», dice il Cav al Tg5.

 

Dallo sport alla politica il passo è breve. Quanto inciderà un eventuale buon avvio di stagione del Monza su Forza Italia in vista delle elezioni politiche di inizio 2023? Molto, a giudicare dalle dichiarazioni dei big del partito. «La lungimiranza di Berlusconi non conosce limiti, l’ennesimo successo da imprenditore e uomo di calcio», dice il coordinatore nazionale Antonio Tajani. Per Paolo Barelli la promozione è «come la risalita che sta facendo FI». Sestino Giacomoni è ancora più esplicito:  «Berlusconi ha dimostrato ancora una volta che quando ha un obiettivo da raggiungere non lo ferma nessuno. "Sono abituato a vincere", ha ribadito e se è riuscito. Riuscirà anche a riportare Forza Italia al 20%, come 28 anni fa, obiettivo che ha annunciato a Napoli. Il prossimo traguardo è quello di far sì che Forza Italia possa tornare a essere il primo partito del centrodestra, il partito trainante e in grado di guidare la coalizione e il Paese. Col presidente Berlusconi nulla è impossibile».

 

Berlusconi, in effetti, è «risorto» tante volte. Lo davano per finito il 27 novembre 2013, quando il Senato votò la sua decadenza da senatore per effetto della legge Severino. Il Cav fece anche i servizi sociali a Cesano Boscone mentre il Pdl si spaccava. Ma a sparire dalla vita politica del Paese fu chi pensava che il Cav fosse da rottamare. Invece Berlusconi trovò il modo di tornare centrale, prima col patto del Nazareno, poi candidandosi nel 2019 alle europee e venendo rieletto eurodeputato. Ha riportato Forza Italia al governo con Draghi, ridando identità al suo movimento e ribadendone il perimetro di partito moderato, cristiano, liberale, atlantista ed europeista saldamente radicato nel centrodestra, in difesa della casa e contro l’aumento delle tasse o l’introduzione di nuove.

Ancora: nelle incomprensioni tra i leader del centrodestra è Berlusconi il tessitore della ricucitura tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. O almeno questo è lo storytelling che FI sta cercando di accreditare nella consapevolezza che il leader ha capito prima di tutti - che l'immagine e la comunicazione sono tutto. Anche così ha costruito un impero economico partendo dal settore immobiliare per poi entrare in quello editoriale costruendo da zero una cosa che in Italia non c'era mai statala tv commerciale. «Sono abituato a vincere», difficile dar torto a un ultraottantenne finora più forte degli acciacchi e persino del Covid, sconfitto anch' esso. Come tutte le cassandre pronte a preconizzare la fine delle sue aziende.

 

Come i vari ex alleati che nel tempo hanno cercato di disarcionarlo. A partire da Gianfranco Fini e Angelino Alfano. Cosa sono peril Cav quindi le schermaglie degli ultimi giorni in Forza Italia? Quisquilie.

L'eccessiva eco offerta alle «maldicenze di pochi scontenti», non mettono in ombra «migliaia di militanti, di dirigenti, di eletti, con i parlamentari e i membri del governo, che partecipano con entusiasmo al nostro progetto politico», spiega al Corriere della Sera, aggiungendo che Forza Italia, «chiave di volta di un centrodestra di governo, l'espressione in Italia della maggiore famiglia politica europea, il Partito popolare europeo, si è stretta ancora una volta non tanto intorno alla mia persona, ma intorno alla nostra linea chiara e responsabile». La linea è una: sostenere lealmente Draghi «senza rinunciare ai nostri principi, fino alla scadenza naturale della legislatura». Forza Italia è «un grande partito liberale» dove «possono esistere divergenze di opinione su singoli aspetti» e questo è «persino salutare».

Ma- rimarca- «da noi si discute e poi si arriva a una sintesi, della quale io come fondatore e leader di Forza Italia sono espressione e garante. I miei collaboratori e i dirigenti di FI attuano soltanto le mie indicazioni e nei loro comportamenti ho ovviamente piena fiducia». Berlusconi si sofferma sullo «spericolato parallelismo tra il declino dell'Impero Romano e quello, presunto, di Forza Italia» e fa osservare che «dalla morte di Diocleziano (313 d.c.) alla deposizione di Romolo Augustolo (476 d.c.) l'Impero è durato ancora 163 anni. Lo considero - conclude - un buon auspicio di lunga vita per Forza Italia e per me». E al Tg5 rimarca: «FI è fondamentale per l'Italia. Così come nel 1994 ho sentito il dovere di scendere in campo per evitare il governo dei comunisti, sento ancora adesso il dovere di scendere in campo per evitare che ci siano dei governi di incapaci». Silvio l'immortale. Cosa c'entra il Monza con la nuova discesa in campo annunciata a Napoli? C'entra, c'entra... 

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