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Matteo Renzi fa la guerra al reddito di cittadinanza

Gaetano Mineo
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La data è già segnata «come previsto dalla legge»: «il 15 giugno partirà la raccolta ufficiale di firme per l’abolizione del Reddito di Cittadinanza». Dopo vari annunci, questa volta Matteo Renzi mette tutto nero su bianco e avvia la macchina referendaria per ammainare l’ultima bandiera grillina rimasta sventolante. Come è noto, il RdC è nel mirino del leader di Italia viva sin dalla prima ora. Una misura nata sì per un sostegno economico, ma anche per dare lavoro agli stessi percettori disoccupati. Ed è proprio su quest’ultimo punto che lo strumento è risultato fallimentare, avendo trovato lavoro a soltanto il 20 per cento dei percettori. Con l’aggravante che il restante 80 per cento di disoccupati non va a lavorare per non perdere il sussidio, mettendo di conseguenza in difficoltà soprattutto le attività stagionali, non riuscendo a trovare manodopera. «Vogliamo abolire il Reddito di cittadinanza ma vogliamo soprattutto cambiare il mondo del lavoro per i più giovani», spiega Renzi. In campo contro il sussidio c’è anche, da tempo, Fratelli d’Italia, che per bocca del suo stesso presidente è tornato a parlare di RdC come metadone. «Il metadone tiene stabile il tossicodipendente, è un modo per tamponare e io non sono mai stata d’accordo - dice Giorgia Meloni -. Il reddito di cittadinanza è lo stesso, non risolve la tua condizione ma ti mette a dipendere dalla politica. È una soluzione che costringe a votare il partito che lo propone».

Con un unico post, Giuseppe Conte, replica a tutti e due i leader, bollando Renzi e la Meloni «dei Robin Hood al contrario». «Un piano ben preciso, quello degli esponenti di Fratelli d'Italia - scrive il capo dei 5stelle -: togliere a chi non ha per dare a chi già ha e tanto». Poi sposta il mirino sul leader di Iv. «Ha appena annunciato di voler raccogliere le firme per togliere a centinaia di migliaia di famiglie, di giovani precari, anziani e disabili un reddito che gli permette di arrivare a fine mese - aggiunge Conte -. Il programma è già pronto: un giorno sarà ai banchetti per togliere aiuti alle fasce di popolazione in difficoltà economica e un altro in Arabia Saudita per continuare le sue conferenze lautamente retribuite». Quanto basta per scatenare la replica di Renzi. «Conte mi attacca sul reddito di cittadinanza e dice che sono Robin Hood al contrario - risponde il leader di Iv -. Vedendo ciò che ha combinato su mascherine, superbonus e reddito forse io non sono Robin ma Conte è sicuramente lo Sceriffo di Nottingham».

 

 

 

 

Il fatto che la misura sia risultata un flop, sembra conclamato anche a sinistra. «Un conto è pensare a una riforma del reddito di cittadinanza, altro è proporre la sua abolizione» evidenzia il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro. Lo stesso ministro del Lavoro, il Dem Andrea Orlando, in merito alla responsabilità del RdC sulla carenza dell’offerta di lavoro sostiene, in modo eufemistico «che se un impatto c’è è abbastanza contenuto». Un fatto è certo: il 15 giugno partirà la raccolta ufficiale di firme per l’abolizione del Reddito di Cittadinanza. E quando si andrà a votare? La norma parla chiaro. Recita l’art.31 della legge 352/1970: «Non può essere depositata richiesta di referendum nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione di una delle Camere medesime». Tradotto: ne riparliamo non prima del 2024.

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