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Matteo Renzi alla corte di Salvini: "Qui perché non sono populista". La stoccata a Conte

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Applausi, sorrisi, stoccate e anche qualche lusinga. Nei circa 50 minuti di intervento alla scuola politica della Lega, a Milano, dove domani interverrà il segretario federale Matteo Salvini, l'altro Matteo, Renzi, non si risparmia. I battimani all'ingresso del leader di Italia viva in sala sono più timidi, al termine dell'appuntamento più numerosi. E non mancano le battute. "Salvini una volta mi disse meglio 'Bestia' che Renzi. Come vedete, ce le diamo e continuiamo a combattere perché, com'è giusto che sia, siamo talvolta insieme e molto più spesso divisi", scherza Renzi. Che, intervistato dal direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano, risponde alla domanda su un'eventuale somiglianza con Salvini proprio con una battuta: "Già sulla carta d'identità, mi chiamo Matteo...".

L'ex premier, in ogni caso, non le manda a dire. E in apertura specifica: "Siamo avversari politici. Conte venne qui per lisciare il pelo. Io non sono populista, appartengo a un partito diverso. Continuiamo su strade diverse ma siamo avversari nel rispetto". Poi, dopo aver assicurato che andrà a votare per i referendum, anche se sostiene che il raggiungimento del quorum sembra un miraggio, Renzi non risparmia stilettate ai leghisti all'iniziativa organizzata da Armando Siri. E sul reddito di cittadinanza dice senza peli sulla lingua: "L'avete votato voi (della Lega, ndr), non l'avete voluto voi ma il Governo era il vostro. Io sono per abolirlo, perché è una roba profondamente anti-educativa". Sulla flat tax, ancora, il leader di Iv ha da ridire, ma fa presente che l'evasione fiscale si combatte con la semplificazione.

Poi, rivolto ancora alla platea, ricorda l'inizio della sua esperienza da senatore: "Nei primi mesi, Bossi mi disse: 'Sei stato uno dei pochi che ha fatto qualcosa per la mia gente', cioè gli imprenditori del Nord, ad esempio con Industria 4.0". E, quindi, lo stesso Renzi si esprime così sulle sue ultime strategie politiche suscitando l'ilarità dei presenti: "Alla fine diventa un lavoro usurante quello di far cadere i governi per poi di farne di nuovi e migliori". Poi si fa più serio: "Facciamo una legge elettorale tranquilla, sul modello del 'sindaco d'Italia'", così chi vince governa per cinque anni. Chissà se qualcuno accoglierà questa proposta. Sta di fatto che Renzi dipinge un quadro arzigogolato in vista delle elezioni del 2023, subito dopo aver fatto una precisazione: "Noi nel campo largo? Se è quello con Conte e l'M5S di oggi, ho l'impressione che non ci stia nemmeno il Partito democratico. Anche il Pd si è reso conto che Conte è inaffidabile". Quindi, va avanti: "Voi a destra avete qualche tensioncella non soltanto per il sostegno al Governo e per l'idea di coalizione. Se Dio vuole, io ci sto fuori, saranno fatti vostri. A sinistra spendo una parola a favore dell'attività immane di fatica di Letta, che ha uno come Conte", che "vuole andare a elezioni, perché sa che non arriva integro al 2023".

Renzi è un ciclone. Gli piace usare toni leggeri. E, parlando di dichiarazione dei redditi, scherza rivolto alla platea: "Non posso dire di scrivere C46, cioè il codice del 2 per mille a Italia viva. Però non si sa mai se qualcuno magari sbaglia... Non avrei mai immaginato che un giorno sarei andato alla scuola di formazione politica della Lega a chiedere il 2 per mille per Iv. Questo è troppo anche per me". E non le manda a dire all'inizio del suo intervento a proposito della questione migranti: "Voi (leghisti, ndr) mi avete massacrato nel 2015 quando ero presidente del Consiglio sulla questione dell'invasione", ma "oggi dall'Ucraina sono arrivati quasi gli stessi numeri in tre mesi" e non in un anno come allora.

Intanto, in mattinata, a distanza, lo stesso leader leghista Salvini, interrogato sulla 'visita' di Renzi alla scuola leghista di Milano, risponde così ai cronisti: "Alla scuola politica ho chiesto di invitare persone anche per portare pareri opposti ai nostri. Non sapevo che ci fosse Renzi ma mi fa piacere. È stato gentile lui ad accettare e sono stati intelligenti gli organizzatori a invitarlo. Detto questo, abbiamo modi di fare politica lontani anni luce. Non penso che scriverò mai un libro con retroscena e pettegolezzi". Ogni riferimento al volumetto 'Il mostro', presentato da Renzi al Teatro Franco Parenti' di Milano, è puramente casuale. Si può parlare di tutto, ma non proprio di sintonia fra i due Matteo.

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