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Firenze, sospetto sabotaggio del processo d'appello ai genitori di Renzi. Il fascicolo è sparito

Christian Campigli
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Un processo che ha sollevato un infinito vespaio di polemiche. Tra chi lo considerava un procedimento “politico”, messo in atto solo perché coinvolgeva i genitori di un importante leader nazionale da “punire” e chi, al contrario, ricordava come la legge fosse uguale per tutti. E che nessuno potesse dichiararsi intoccabile. Una notizia che pare essere uscita da Lercio, il geniale sito di informazione satirica italiana. Ma che, al contrario, corrisponde alla fredda realtà dei fatti. Il fascicolo con gli atti del processo di appello, che vede coinvolti Tiziano Renzi, Laura Bovoli (genitori dell'ex premier) e l'imprenditore Luigi Dagostino, è sparito. Come per magia.

Questa mattina gli imputati si son presentati in aula per la prima udienza del secondo grado di giudizio, dopo essere stati condannati, in primo grado, ad un anno e nove mesi (i Renzi) e a due anni (Dagostino) per l'emissione e l'utilizzo di fatture false. Un procedimento che ha rischiato di essere rinviato perché quei fogli non si trovavano più. “La corte dà atto che il fascicolo del dibattimento non è disponibile, non essendo stato reperito in cancelleria”, ha detto in apertura di udienza la presidente, che ha cercato di minimizzare l'imbarazzante episodio. “Non lo definirei un problema tecnico, la definirei una circostanza irrituale. Qualcuno l'avrà spostato”.

In primo momento si era paventata l'ipotesi di un rinvio sine die, a data da destinarsi. Con tutte le incognite del caso, prescrizione compresa. Poi i magistrati hanno optato per il proseguo del dibattimento, visto che la Corte aveva comunque una copia di tutti gli atti del primo grado. Come non bastasse, questa mattina in tutto il Tribunale di Firenze non si è riusciti a rintracciare un tecnico addetto alla fonoregistrazione, richiesto dagli avvocati degli imputati, che hanno presentato istanza di una riapertura parziale del dibattimento.

La pubblica accusa contesta il pagamento di fatture emesse nel 2015 dalle società gestite dai genitori dell'ex segretario del Pd: una di 20mila euro, della società Party, un'altra, ben più corposa, di 140mila euro più Iva dalla Eventi 6, per consulenze ad aziende riferibili all'imprenditore Dagostino. Analisi e studi che riguardavano la possibile apertura di un ristorante nei pressi dell'outlet The Mall, in Valdarno e una serie di ipotesi su come potenziare il flusso di turisti in quella zona al confine tra Firenze ed Arezzo. Di tutt'altro avviso la tesi accusatoria: operazioni inesistenti e, quindi, fatture false.

 

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